POP-STORY
NUVOLE DI CHINA
“LA MANO ACCAREZZAVA LENTA LA COPERTINA LEVIGATA, TIMOROSA, IMPAURITA, COME SE LE SPETTASSE UN DESTINO TROPPO ONEROSO DA PERSEGUIRE… INFINE APRI’ IL VOLUMETTO ILLUSTRATO E ALL’IMPROVVISO FU RISUCCHIATO IN UN MONDO CAPOVOLTO, SPECCHIATO AL NEGATIVO, DAL QUALE, SEMMAI CE NE FOSSE STATA LA POSSIBILITA’, NE SAREBBE USCITO TOTALMENTE CAMBIATO…”
Di Gioele Maria Pignati
Nel profondo del cuore, al di là dei tempi, delle nazioni, delle morali e soprattutto della censura, tutti gli uomini sono stati dei piccoli rivoluzionari, ognuno con il proprio pensiero da promulgare, ciascuno con la propria libertà da difendere. Per quanto governi e regnanti negassero tale possibilità naturalmente insita nell’agire umano, c’erano alcuni piccoli coraggiosi che continuavano pedissequamente per la loro strada proseguendo con le loro critiche e seguitando a pensare con la propria testa. All’inizio erano frasi che fluivano da bocca in bocca, poi imposto il silenzio, i pensieri divennero scritti, infine, negato l’uso delle proposizioni fu l’immagine a valere più di mille parole. Fu così che alla fine dell’ottocento, in quel mondo taciturno, cominciarono a diffondersi centinaia e centinaia di testate satiriche dove, con pochi tratti d’inchiostro e disegni stilizzati, gli uomini potevano continuare a far sentire la loro voce, pur senza emettere alcun suono, una voce talmente potente, da finire anch’essa per essere zittita ben più di una volta. Nonostante gli interventi tempestivi, la “malattia” riuscì a dilagare comunque, colpendo una persona dopo l’altra con risultati estremamente differenti, ma tutti riconducibili ad un denominatore comune: l’immagine. E’ il 1893 e all’improvviso un malefico omino antropomorfo dal sorriso sghignazzante e dall’invidiabile pelata, vestito con una lunga camicia da notte gialla (da qui il nome Yellow Kid), s’impossessa delle pagine centrali del “New York World”, dapprima comunicando a gesti, poi parlando attraverso segnali stradali ed infine affidando le proprie parole a vere e proprie nuvolette di fumo in stile pellirossa. Insieme al bambino prodigio in pigiama approdarono sulle testate di tutto il mondo decine e decine di suoi coetanei, altrettanto buffi e grotteschi, innanzitutto in America dove insegnarono agl’immigrati, con l’aiuto delle figure, ad apprendere più facilmente l’idioma Yankee, poi in Italia e nel resto d’europa, dove simpatici compagni di avventure diffusero giorno dopo giorno tra i più piccoli la buona educazione e l’importanza del vivere civile. Si cominciò a parlare di un vero e proprio stato d’assedio, di un fenomeno di dimensioni e gravità spropositate, una causa di livello mondiale che, a seconda dei popoli, assunse i nomi più fantomatici, tra i quali, Fumetto, Comics, Historieta, Tebei, Dessines. Era scattato un meccanismo inarrestabile dal quale cominciarono a sorgere tutto d’un tratto case editrici, personaggi umoristici, carismatici e, più di una volta, controversi, icone pubblicitarie, come Braccio di ferro, l’uomo che aveva ricavato il doping dagli spinaci, bombe di sensualità, tra le quali ricordiamo la mitica donna dalla testa siliconata tutta Lingerie ed azione, Betty Bop, idoli delle multinazionali, con topolino e tutta la sua banda di animali umanoidi al seguito, simboli del patriottismo e del superomismo, gli eroi dotati di poteri soprannaturali nati dalle fervide menti degli sceneggiatori americani di metà novecento. Una vera e propria fornace di creatività, un portale collegato ad una molteplicità di mondi paralleli, un’inedita forma d’arte popolare.
I MAGNIFICI TRE
Di tutto l’entusiasmo esploso nel corso del XX secolo per il mondo dei Baloons (Nuvolette) e delle vignette inchiostrate a china, ad oggi, pare essere rimasto ben poco. La massificazione e la commercializzazione hanno costretto il fumetto a ricavarsi una nicchia, tra l’altro piuttosto stretta e scomoda, ora tra la televisione ed il cinema, linguaggi visivi più completi ed attraenti, ora tra la musica, immortale fonte di messaggi uditivi e di spunti poetici, ora tra quelle macchinette infernali che sono diventati i videogiochi e l’appiccicosa rete a banda larga, ultimi ritrovati per bruciare il tempo della nostra generazione. Dalla loro stretta alcova però, lungi dall’arrendersi, le strisce disegnate sembrano voler continuare a lanciare i loro “messaggi di fumo”, tutto ciò con una tenacia tale che da sola è bastata a far sopravvivere nel mondo ben tre enormi colossi del settore, ben presto adeguatisi alla dura legge del marketing e diventati veri propri business, tre “supereroi” dediti alla salvaguardia di un settore, che nonostante i tragici presupposti non vuole e non può morire. Ad ognuno di questi benefattori è stata affidata un’immensa zona del globo, da sorvegliare costantemente con capitali ed idee geniali. All’America è toccata la Marvel, una società nata negli anni trenta da un’anonima pubblicazione di otto pagine, i cui diritti vennero acquisiti dall’entusiasta signor Goodman, che, profondamente colpito dalle storie e dai personaggi appena acquisiti, decise di fondare una vera e propria casa editrice. Il caso volle che Goodman avesse un nipotino piuttosto sveglio, l’ormai ultrasettantenne Lee Nats (Stan Lee per gli amici), che, passata l’infanzia da galoppino al servizio dello zio, riuscì ad acquisire l’intera azienda di famiglia per poi farla diventare l’attuale impero plurimilionario, creando quello che viene definito “Universo Marvel”, un eterogeneo quadro di supereroi, fra i quali spiccano ancora oggi Spider- man, gli X-Men, I Fantastici Quattro, Hulk, Dare Devil e tanti altri, che ben più di una volta hanno ispirato persino produzioni cinematografiche e musicali. In Italia invece vige ormai da sessant’anni l’aura protettrice della Bonelli Editore, società nata dallo storico Gian Luigi Bonelli, colui che nel 1948 abbozzò per la prima volta le fattezze e la storia del leggendario Tex Willer, il più famoso Cow Boy dei fumetti. La casa editrice, nonostante gli enormi cambiamenti stilistici e narrativi apportati alle proprie serie nel corso degli anni, non è mai riuscita a negare completamente la propria natura seriosa e romanzesca, il che l’ha portata ad una produzione, ancora oggi, rivolta principalmente ad un pubblico adulto e scafato, ormai avvezzo a districarsi fra personaggi incredibili, ma allo stesso tempo estremamente prossimi alla nostra società, come Dylan Dog, il sensazionale caso dell’investigatore dell’incubo che ha permesso alla Bonelli di farsi conoscere in tutto il mondo, Nathan Never, un uomo che vive in un “domani” fondamentalmente non così diverso dal nostro presente e ancora Martyn Mystere, Demian, Jonathan Steele e più di quanti possiate mai immaginare. Arriviamo infine al Giappone, realtà isolata e privilegiata al tempo stesso dove il fumetto, non solo può essere considerato al pari degli altri media, bensì a volte superiore. Forse per merito della tradizione letteraria giapponese, molto più orientata al linguaggio visivo con i suoi ideogrammi, oppure grazie ad una mentalità più geniale e creativa, che ha riconosciuto nel fumetto l’unico ed insostituibile mezzo espressivo di sentimenti ed emozioni, fatto sta che nelle terre del Sol Levante si può parlare di una vera e propria industria, tanto dilagante ed estroversa, con i suoi personaggi connotati da grandi occhioni e dagli immancabili capelli a punta e con le sue storie strappalacrime dalla sceneggiatura impeccabile, da aver spopolato in tutto il globo dando origine a leggende del calibro di Dragon Ball, Inuyasha, Naruto, Full Metal Panic e Berserk, ininterrottamente venduti sotto forma di albi in bianco e nero (Manga) o di cartoni animati (Anime) trasmessi dalle maggiori emittenti televisive internazionali. Forse il fumetto è destinato a sparire nel giro di pochi decenni nelle profondità di qualche abisso non ancora ben identificato, o forse no… magari si tratta solo di una fase di stasi temporanea, di un periodo di transizione in attesa di una nuova epoca nella quale le nuvole di fumo continueranno pur sempre a sbuffare riflettendo nuovi messaggi e problemi generazionali…è inutile elaborare contorte supposizioni … staremo a vedere!