lunedì 21 gennaio 2008

Noi siamo con il papa!

L'opposizione fatta nei confronti del papa è a mio parere ingiusta ed anticostituzionale!
Se sei d'accordo con me e con Magdi Allam aderisci anche tu all'appello a favore del papa!!
http://www.magdiallam.it/aderiscoappellopapa

Quattro chiacchiere con Magdi Allam- pubblicato su Lafonte e sul sito www.magdiallam.it

Quattro chiacchiere con Magdi Allam

Di Gioele Maria Pignati

www.gmparticoli.blogspot.com

Ci avevano assicurato che non ci sarebbe stato alcun problema: Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera “ad personam” era stato contattato e la sua risposta alla richiesta di una decina di giovani Fabrianesi, compreso il sottoscritto, d’incontrarlo per un breve confronto pomeridiano era stata accolta entusiasticamente. Fatto sta che il 5 di gennaio, sotto un’incessante pioggia battente, giungiamo nella sua abitazione persa tra le campagne laziali. Ad aspettarci c’è la sua scorta incaricata di sorvegliare lui e la sua famiglia giorno e notte: è storia nota quella delle condanne capitali scagliategli contro a causa delle sue affermazioni contrastanti con i principi dell’Islam, scaturite da un atteggiamento che, musulmano egli stesso, lo vede coraggiosamente rischiare la vita battendosi contro gli integralismi e gli estremismi del medio - oriente. Entrati in casa siamo subito accompagnati in un lungo salone occupato per intero da una tavolata imbandita di bibite e dolciumi, sovrastata ai lati da due alte librerie straripanti di volumi d’ogni genere e lingua ed in fondo da un imponente camino in pietra dove fa bella mostra di se un antico tricolore incorniciato. In quest’atmosfera decisamente familiare inizia la nostra conversazione.

Cominciando a discutere prende piede subito un dibattito riguardante l’etica nel giornalismo e l’utilizzo scorretto dei mezzi di comunicazione. Magdi Allam pare non essere granchè soddisfatto della situazione attuale, con particolare riferimento al caso italiano: “Faccio molta fatica a seguire telegiornali e quotidiani. Oggi si va avanti solo con il sensazionalismo e le emozioni forti, con lo scandalo e con lo scalpore. Tutto diventa chiacchiera e pettegolezzo e non è dunque un caso che le notizie più diffuse siano quelle di cronaca nera. Ad oggi non si può parlare di giornalismo etico, quanto piuttosto di mistificazione della realtà dove di fronte al relativismo dell’informazione lo spettatore non sa più che pesci prendere”. La critica però non ci appaga totalmente e Magdi, rendendosene conto, prosegue proponendoci un possibile punto di svolta: “I media costano e molto del ricavato proviene dalla pubblicità. E’ ovvio che questa venga inserita in quei programmi che hanno l’audience più alta che ad oggi sono rappresentati dalla cosiddetta tv spazzatura fatta, come dicevo, da emozioni forti. Ad esempio se si preferisse un documentario ad un reality cambierebbero gli indirizzi pubblicitari e conseguentemente le tipologie di programmi trasmessi. La responsabilità dei prodotti televisivi è sì, di chi detiene i mezzi di comunicazione, ma indubbiamente anche la nostra”.

Detto questo il discorso cambia direzione ed allontanandosi dalle tipiche tematiche d’apertura, verte su argomenti più recenti e specifici, concernenti il percorso ideologico e politico portato avanti tutt’oggi da Magdi Allam. Prima di tutto un paio di chiarimenti sul suo libro appena pubblicato, dall’emblematico titolo “Viva Israele”: “Il mio è volutamente un titolo politicamente scorretto. Non pensate che Viva Israele significhi abbasso Palestina, io sono per il diritto alla vita di tutti. Ritengo che l’affermazione di un valore come questo sia però realizzabile solo attraverso il riconoscimento dello stato d’ Israele e l’eliminazione di molti pregiudizi. Ci tengo poi a precisare che, a differenza di quanto afferma qualcuno, non c’è alcun nesso tra la stesura di questo libro ed il ricevimento del premio Dan David. Basta ripercorrere i miei articoli per rendersi conto di come sostenessi la causa di Israele già da molto prima”.

Le domande poi proseguono lungo un approfondimento della situazione mediorientale, la quale, da Egiziano, è stata vissuta dal “padrone di casa” praticamente in prima persona: “Rispetto agli anni cinquanta, periodo in cui, perlomeno in Egitto, era diffuso un clima liberale, dove le donne non indossavano il velo e non c’erano problemi a predicare religioni differenti da quella musulmana, oggi, nei paesi arabi si assiste ad un pressante ritorno all’integralismo. Ricordo la scuola cristiana che frequentavo da ragazzo. Allora era circondata solo da una recinzione a giorno che serviva unicamente a delimitarne il cortile. Tornandoci poco tempo fa mi ritrovai di fronte ad un alto muro di cemento armato, un chiaro simbolo di scissione tra due mondi, una trincea difensiva innalzata contro le ostilità provenienti dal radicalismo e dal terrorismo”. Ed è a proposito di quest’ ultimo che il discorso prosegue: “ Non crediate poi che i terroristi di cui tanto si parla oggi siano solo gente povera e disperata. Basti pensare che molti sono di origine Saudita, originari quindi di un paese alquanto benestante. Alcuni di questi suicidi sono britannici e molti altri francesi, tutti comunque appartenenti a famiglie di rango medio-alto. Oggi si diventa terroristi soprattutto su base ideologica”.

Il nostro confronto prosegue quindi su argomenti scottanti ed attuali comprendenti i diversi conflitti, le personalità e i trattati di pace mancati. Emerge la posizione di Magdi Allam contrario alla guerra, ma allo stesso tempo contrario alla sottomissione a tiranni e carnefici. Egli ritiene impensabile che si sia manifestato esclusivamente contro Bush e l’America, quasi a voler intentare un processo, e che non si sia protestato invece contro le migliaia di morti provocate dai regimi mediorientali. “E’ vero che anche molti civili palestinesi perdono la vita in questi scontri, ma è anche chiaro che se dei miliziani montano una postazione missilistica, facile bersaglio di bombardamenti, sul tetto di un edificio privato la colpa è anche di qualcun altro”.

In un crescendo di “botta e risposta” culminiamo poi in un’interessante serie di pareri conclusivi concernenti l’ONU, l’U.E. ed il nostro paese, tutti imputabili di aver avuto poca voce in capitolo in capo ai problemi legati al mondo arabo: “L’ONU oggi è un organismo fortemente screditato ed inefficace nella gestione delle crisi internazionali. Il suo problema principale, che è poi lo stesso dell’Unione Europea, consiste nella mancanza di un quadro di valori fondamentali e quindi di un’identità di base. Già affermare su scala generale l’applicazione di valori come il diritto alla vita e la democrazia sarebbe un buon inizio. Allo stato attuale le Nazioni Unite e ancora meglio L’Unione Europea con 27 paesi tanto eterogenei sono paragonabili solo ad un gigante dai piedi d’argilla, una fragile mescolanza di adesioni indistinte”. E prosegue: “ della situazione italiana già avevo parlato nei miei articoli in cui mostravo l’atteggiamento troppo accomodante”, o per usare i termini con cui si epresse in suo articolo, da “struzzo che mette la testa sottoterra”, “adoperato dalle istituzioni nei confronti di predicatori delle ideologie dell’odio, come nel caso di Abu Imad, o circa le concessioni di poligamia, illegale nel territorio italiano, per non riconoscimento dell’unione matrimoniale secondo rito musulmano. I motivi di questa sorta di sottomissione sono essenzialmente due: la convinzione della classe politica di non dover agire per evitare di acuire le tensioni e di rompere gli equilibri sociali ed in secondo luogo l’interesse economico per il fabbisogno di petrolio e gas, una vera e propria dipendenza che può essere combattuta solo rivalutando la questione del nucleare”.

E’ così che dopo le immancabili strette di mano, gli autografi e le fotografie, si conclude un costruttivo pomeriggio a casa di Magdi Allam, un giornalista di origini Egiziane, ma molto più italiano di tanti tra gli italiani, che riconosce ad Israele e dunque all’uomo in quanto tale “la sacralità del diritto alla vita”. Non finisce qui però, perchè Magdi Allam presto sarà a Fabriano per farci visita, più o meno verso la metà di marzo. Noi saremo là con lui, sul palco, sempre pronti a provocare ed instancabili nel confrontarci.


Intervista ad Andrea Giordana- pubblicata su Zai.net

SPETTACOL(ARE)O

ANDREA GIORDANA E’ OTELLO

UN RAPIDO SCAMBIO DI BATTUTE CON COLUI CHE CI EMOZIONERA’ DALL’ALTO DEL PALCOSCENICO SOFFRENDO A CAUSA DEI DEMONI DELLA DIVERSITA’ E DELL’AMORE.

Di Gioele Maria Pignati, 19 anni

Fabriano (AN)

www.gmparticoli.blogspot.com

In collegamento radiofonico con la lontana Bellinzona, una ridente cittadina della Svizzera, ho l’onore di intervistare uno dei volti più importanti d’Italia nel campo della recitazione, Andrea Giordana, passato alla storia come il miglior Edmon Dantes che il cinema in bianco e nero possa ricordare ed ora atteso all’Eliseo di Roma per la sua singolare interpretazione dell’Otello. Seguitemi ed ascoltate cosa ci siamo detti.

Nell’Otello del Sepe non si vuole né attualizzare né ricalcare fedelmente il modello del famosissimo capolavoro scespiriano. Ma allora, di fronte a che opera ci troviamo?

Il nostro tentativo consiste nel mostare un Otello totalmente differente da quello ufficiale. Siamo entrati nelle sue stanze più segrete e soprattutto nella profondità del suo dolore, pur senza inventare nulla che non appartenesse già alla vena creativa dell’autore inglese. Per esprimere il fulcro attorno al qualche è ruotato il nostro lavoro basterebbe questa battuta: “io devo piangere, ma queste sono lacrime crudeli perchè il mio è un dolore assoluto che colpisce solo quando si ama”. E’ così che poi abbiamo ripercorso la strada di Otello in tutta la vicenda d’amore con Desdemona.

Molti sono stati i complimenti, ma inevitabilmente, di fronte ad un’impostazione tanto particolare, anche le critiche non sono mancate. Qualcuno sostiene addirittura di essersi trovato in presenza di un’Otello “liofilizzato”. Che ne pensa di un commento come questo?

Evidentemente questa è l’affermazione di qualcuno che non avendo voglia di uscire dalla classica routine non compie alcuno sforzo nel tentativo di comprendere il tipo d’operazione presente dietro lo spettacolo. E’ vero, abbiamo asciugato qualcosa, specialmente ciò che non ci sembrava in linea con questa visione psicologica dell’ Otello, ma di certo non abbiamo liofilizzato. Al giorno d’oggi non avrebbe più senso far risaltare la figura del doge, le alabarde o i costumi. Ci interessava piuttosto di andare al nocciolo della questione: la storia d’amore tra Desdemona ed Otello e l’estremo dolore del “moro” che ne scaturisce. Se poi qualcuno vuole ancora vedere spadini e gonnellini, farebbe meglio a seguire altri attori, perchè a me non interessa affatto fare quel tipo di teatro.

Si può definire l’Otello in generale, un’opera in qualche modo attuale?

Assolutamente sì. Innanzitutto c’è la tragedia della diversità di Otello, uomo di colore, che, guardando ai recenti episodi concernenti i Rom e l’anti-semitismo, ci appare estremamente vicina. Poi c’è la tragedia della parola, attraverso la quale Shekspeare, già da allora, ci richiamava all’attenzione: la parola infatti è un sistema di comunicazione e, qualora la si deformasse connotandola con un doppio significato o la si patinasse rendendola magari anche volgare, si rischierebbe di cambiare o deformare la realtà raccontata, come d’altronde fa Iago di sua spontanea volontà. Tutto questo è facilmente ricollegabile al nostro rapporto con i media, che quotidianamente ci infarciscono di parole spesso usate male o in maniera parziale in modo tale da raccontarci una verità che non è mai assoluta, ma spesso e volentieri artefatta.

Che pubblico avete incontrato lungo il vostro cammino negli ultimi mesi?

Il nostro pubblico è stato semplicemente strepitoso. Sempre tutto esaurito e non sono mancate nemmeno le scolaresche. Specialmente di quest’ultime vado particolarmente orgoglioso: amavano questo linguaggio, questo coraggioso parlare di sentimenti senza pudore e, al tempo stesso, senza sentimentalismi. Magari fosse sempre così. Oggi in Italia non si ha più il coraggio di parlare di sentimenti ed emozioni, tanto che gli stessi registi finiscono per tagliare scene emotivamente coinvolgenti per il pubblico. Sembra quasi che l’emozione spaventi gli italiani, ma ringraziando il cielo ci sono ancora i giovani!

Una confessione: quando si apre il sipario, c’è ancora un po’ di paura?

No, non parlerei propriamente di paura. Nel caso di Otello, come d’altronde mi è già capitato altre volte, poco prima dello spettacolo ho come un certo fastidio alla bocca dello stomaco perchè so che da quel momento, per le due ore successive, dovrò attraversare un mondo doloroso fatto di una sofferenza nella quale finisco per incarnarmi totalmente. Però come si apre il sipario ed entro in scena dimentico tutto e cerco solamente di calarmi fino in fondo nei sentimenti del personaggio.