lunedì 12 novembre 2007

Muore Gabriele Sandri durante uno scontro tra tifosi-flash News


L'11 novembre ad arezzo in un autogrill scoppia una rissa tra tifosi laziali e juventini. Alcuni poliziotti fermi nell'area di servizio dalla parte opposta della starda se ne rendono conto. Uno di loro per placare la foga avrebbe sparato dei colpi d'ammonimento in aria. Uno dei proiettili però è andato a colpire accidentalmente, uccidendolo, Gabriele Sandri, il dj 26enne seduto sul sedile posteriore di una megane. Sono in corso indagini ed autopsia.

La nuova ducati!!!-flash news

Udite, udite... è stata presentata da pochissimo il restyling tutto nuovo del mito italiano made in Borgo Panicale! Ecco a voi la nuova Ducati Monster. Bella, bellissima, peccato solo per un paio di cose: quell'ammortizzatore obliquo (ma d'altronde è la moda degli ultimi tempi) ed il fanale fac-simile un po' troppo "mv brutale".

Intervista a Vincenzo Galasso-intervista pubblicata su Zai-net

ORIZZONTI DIFFICILI

L’ITALIA E’ “CONTRO I GIOVANI”

Intervista a Vincenzo Galasso

NOVANTA MINUTI DI RIVELAZIONI E PROPOSTE PER UN’ITALIA CHE NON CI VUOLE BENE.

Di Gioele Maria Pignati, 18 anni

Fabriano (AN)

www.gmparticoli.blogspot.com

“Contro i giovani”, un titolo molto forte quello scelto da Tito Boeri e Vincenzo Galasso per il loro nuovo libro. Ma d’altronde non potrebbe essere altrimenti, non di fronte ad una situazione come quella italiana nella quale noi “sbarbatelli”siamo solo e sempre dei cittadini di serie B. Non ci sono risorse sufficienti affinché si riesca ad ottenere una propria indipendenza, le scuole non son degne di questo nome, il lavoro affronta una profonda crisi di precariato giovanile e tutti sembrano snobbarci. C’è da chiedersi: “ma ci sarà veramente un futuro per noi?”. Abbiamo posto il quesito ad uno degli autori del saggio in questione.

Nel vostro libro affermate che ad avere grande influenza su noi giovani italiani sono le famiglie, “troppo spesso generose con i propri figli, ma non con i figli degli altri”. In che senso?

L’Italia ha una struttura familiare molto peculiare dove convivono elementi d’altruismo privato con forme di egoismo pubblico. I genitori sono generosi con i propri figli nel senso che cercano di facilitare in ogni modo possibile la vita di questi ultimi, magari comprando loro un’automobile, offrendo un anticipo per l’acquisto di un appartamento, e, non di rado, arrivando ad alzare il telefono pur di procurare un lavoro. Si riscontra invece un forte egoismo nei confronti dei figli degli altri considerando che poi quegli stessi genitori, trovandosi a dover scegliere se destinare finanziamenti in aiuto dei giovani o verso pensioni e sanità, imboccano sempre la seconda strada precludendo così molte risorse a quei ragazzi. Approssimativamente ad ogni euro speso per i giovani ne corrispondono tre spesi per gli anziani. Nella società del “Welfare State” la maggior parte delle risorse economiche è affidata ai genitori, pensando che poi saranno loro a prendersi cura dei figli e costringendo così le famiglie a svolgere l’errato compito di ammortizzatore sociale. Accade quindi che i figli tardino ad emanciparsi e che poi crescano, usando le parole di Padoa Schioppa, come “bamboccioni” incapaci di vivere senza il sostegno economico dei propri parenti. Rendere i giovani titolari dei diritti finora riservati agli adulti, specialmente di quelli economici, migliorerebbe di molto la loro indipendenza.

Questa eccessiva generosità nei confronti dei propri figli e conseguentemente questo egoismo verso l’interesse pubblico è qualcosa di sfociato all’improvviso o che rientra in un processo più graduale?

E’ un aspetto culturale che noi italiani ci portiamo dietro più o meno da sempre. C’è stato però anche un progressivo deterioramento della situazione per motivi di carattere chiaramente economico. Ad esempio, se anni fa, quando un giovane entrava a lavorare partiva da un salario iniziale magari leggermente più alto del salario medio nazionale, ciò tenendo conto che entrando da giovani nel mercato del lavoro si ha un livello di istruzione maggiore rispetto a chi nel mondo del lavoro ci sta già da molto tempo, oggi al contrario si è giunti alla retribuzione di un salario anche il 20% più basso della media. Ciò fa sì che un giovane lavoratore non possa far a meno di vivere con il sostegno economico della famiglia alle sue spalle.

Molti giovani, totalmente estranei alla politica ed al sociale, spesso lasciano che qualcun altro pensi al posto loro. Per una maggiore sensibilizzazione proporreste ad esempio di abbassare l’età votante. Ce ne potrebbe parlare meglio?

Ridurre per esempio a 16 anni l’età votante, come è già stato fatto in Austria d’altronde, potrebbe, anche se non in modo dirompente, cambiare un po’ le cose. Questo non avrà un impatto fortissimo per quanto riguarda le dimensioni dell’elettorato, ma sarà tuttavia un segnale molto forte poiché i politici si troverebbero di fronte ad un inedito milione di ragazzi circa con cui dover dialogare e parlare, con relativi cambiamenti nell’agenda politica e nei programmi che saranno rivolti un po’ più a favore dei giovani. D’altro canto, sapendo di poter votare prima, ci sarà di certo un po’ più di interesse da parte degli stessi giovani nei confronti della politica. In parole povere si tratterebbe di dar origine ad un circolo virtuoso, una maniera di avvicinare i giovani alla politica, ma allo stesso tempo anche di avvicinare la politica ai giovani.

Le scuole spesso e volentieri viaggiano nell’indecenza di strutture e professori. “Non che non si spenda, ma si spende male!”. Avete parlato di meritocrazia come possibile scappatoia, potrebbe illustrarci in breve la sua effettiva applicazione?

La parola meritocrazia è veramente abusata di questi tempi. L’idea alla base sarebbe di provare ad usare sistemi di valutazione uguali per tutte le scuole con cui constatare il livello dei nostri studenti, valutare l’efficienza delle strutture scolastiche ed il grado di competenza degli insegnanti. Conseguentemente ai vari riscontri si potrebbe pensare, nel caso di merito, di distribuire una serie di incentivi monetari oppure di dar luogo, in caso di non merito, a situazioni disincentivanti come il cambiamento di sede scolastica dei docenti. Dovrebbe poi essere concessa ai presidi po’ di flessibilità in più nella scelta del corpo insegnanti, permettendo, un po’ come avviene nel mondo del calcio, una sorta di campagna acquisti. Poi, se la squadra va bene è merito del dirigente scolastico e se invece va male pagherà anche lui proprio come paga l’allenatore.

Cambierebbe gli attuali programmi di studio delle nostre scuole? Se dipendesse da lei, riporterebbe tutto al vecchio stile di una volta o modernizzerebbe con nuovi strumenti e sperimentazioni?

Premetto di non essere esperto in materia. Mi pare che l’Italia abbia grandi carenze specialmente dal punto di vista scientifico. Lo vediamo da quei test di valutazione già esistenti, ma anche dalle scelte universitarie compiute dai nostri ragazzi, che spaventati dalla scelta scientifica, preferiscono facoltà di stampo più letterario. Per carità, niente di sbagliato, ma ci si chiede se poi quella moltitudine di gente iscritta a lettere e filosofia, riuscirà mai a trovare un lavoro compatibile con quanto studiato, specialmente quando sette italiani su dieci affermano d’essersi ritrovati a fare cose molto diverse dalle loro aspettive. C’è poi un altro aspetto nel quale i giovani italiani risultano essere molto indietro: la conoscenza delle lingue. Ne parliamo poche e male e questo ci mette in seria difficoltà rispetto agli altri paesi. Se avessi una bacchetta magica, ritengo proprio che cambierei questi due aspetti.

Per aiutare i giovani a districarsi dal precariato voi proporreste d’istituire nuovi contratti a tempo indeterminato con indennità graduali durante i primi tre anni e di fissare un salario minimo degno di questo nome. Ma gli imprenditori come la prenderanno? Come li convinciamo che è questa la strada giusta da seguire?

Gli imprenditori necessitano di far fronte ad un mondo che è diventato sempre più flessibile, nel quale molto spesso si ritrovano ad inseguire la domanda dei loro prodotti sul mercato, dovendo così variare l’occupazione in base alle esigenze. Non credo però, che quella del precariato sia una situazione conveniente. E’ risaputo che in presenza di rapporti di lavoro molto precari s’investe poco in capitale umano e dunque si fa poca formazione. Ciò avviene soprattutto nei confronti di lavoratori a tempo determinato, perché è ovvio che non si voglia investire per insegnare il mestiere a persone che poi andranno via magari dopo soli sei mesi. Di pari passo gli stessi lavoratori non avranno un grande interesse ad imparare abilità specifiche che poi non potranno portare in un’altra impresa. La situazione quindi non fa bene né ai lavoratori né ai datori di lavoro, i quali non avranno mai una forza lavoro particolarmente qualificata o preparata. Ciò che fa il contratto unico è di proporre fasi successive con una crescente protezione contro il licenziamento, proprio per dare al lavoratore ed al datore di lavoro la possibilità di conoscersi meglio. Dopo un periodo di prova di qualche mese si passa ad uno di formazione di circa tre anni dove s’investe in capitale umano, dopodichè si è lavoratori a tutti gli effetti. Va considerato in fondo che, quando c’è già stato un investimento nella formazione di un lavoratore non ci sarebbe alcuna convenienza nel mandarlo via poiché questo significherebbe spendere ulteriormente con la formazione di un nuovo dipendente.

Il debito pensionistico italiano raggiunge livelli eclatanti. Come si potrebbe intervenire sulla questione? Proporrebbe, ad esempio, di eliminare tutte quelle “baby pensioni” che, a volte, non sembrano nemmeno essere troppo regolari?

A metà degli anni novanta in Italia è stata fatta una riforma cruciale, la “Dini”, che ha comportato il passaggio ad un sistema retributivo, rendendo chiaro quanto ci si potesse aspettare dalla propria pensione. La riforma però, fu realizzata con un periodo di transizione molto lungo. Per capirci, chi aveva più di quindici anni di contributi nel ’92, era completamente immune dai cambiamenti apportati. Si è lasciato che passassero tra le maglie di questa riforma molte generazioni di lavoratori che poi sarebbero diventati pensionati. Bisognerebbe dunque applicare la “Dini”, com’è stata fatta, “pro quota” a tutte le generazioni, evitando così che troppi scappino via prendendo pensioni molto più generose di quelle che ci spetterebbero tra una ventina d’anni. Andrebbe poi aumentata l’età di pensionamento, ma questo è evidente: basta pensare che viviamo molto più a lungo che in passato. Il dato sconvolgente però è che per quanto sia aumentata la longevità della vita andiamo in pensione sempre prima. Ciò non è affatto sostenibile!

Una frase d’incoraggiamento per quest’Italia di giovani un po’ troppo “bamboccioni” e bistrattati!

Mi rimase molto impresso ciò che disse una volta Don Antonio Mazzi, il fondatore di Exodus: “è vero che questo è un momento molto difficile per voi giovani, è vero che questo è il momento in cui la politica non vi ascolta però, è anche vero che bisogna incominciare a prendersi le proprie responsabilità”. Sono d’accordo con lui, bisogna cercare d’acquisire una coscienza un po’ nuova. In questo momento i giovani hanno un problema diverso dal passato, né di destra né di sinistra, è un problema generazionale che hanno più o meno tutti i giovani, indipendentemente dal loro credo politico. Anziché creare la propria carriera da un punto individualistico cercando di farsi coptare dall’alto, che provino ad aver un po’ più di spirito d’iniziativa cercando d’individuare maggiormente i loro problemi. Insomma, cominciare ad alzare la testa ed informarsi un po’ di più, anche perché, in questo momento, proprio informarsi è importante, soprattutto per i giovani, perché se devono combattere delle battaglie, che scelgano quelle giuste!

Arriva l'anti Digital-Divide italiano!-articolo pubblicato su Zai-net

NUOVE TECNOLOGIE

ARRIVA L’ANTI “DIGITAL–DIVIDE” ITALIANO!

WiMAX: COS’E’, CHI L’HA VOLUTO, A COSA SERVE E PERCHE’ CAMBIERA’ LE NOSTRE ABITUDINI.

Di Gioele Maria Pignati, 18 anni

Fabriano (AN)

www.gmparticoli.blogspot.com

Sembrava la fine del mondo: nel cielo rabbuiato spiccavano le masse informi di nuvoloni neri come la pece e la pioggia, furiosa, picchiettava contro il cappuccio dell’impermeabile fradicio. Finalmente il portone d’ingresso s’aprì e sbucò da dietro di esso il profilo paffutello di Nicola, un mio caro amico delle elementari, che, tutto fremente e gesticolante, mi invitava ad affrettarmi all’interno dell’abitazione. Incuriosito da quel suo strano atteggiamento cercai invano di chiedere spiegazioni a riguardo, ma niente, doveva trattarsi di una sorpresa. Mi trascinò dentro con veemenza e, senza lasciarmi neppure il tempo d’appendere la giacca ancora gocciolante, con un colpo alla porta, disgraziatamente per lei a vetri, che nemmeno al “saloon”, ci ritrovammo in sala. Il dito indice di Nicola era puntato in direzione di un mobiletto scuro addossato al muro antistante. Sopra di esso c’era un computer completo, con schermo in stile scatolone e “tower” ad altezza grattacielo. Espressi la mia disapprovazione: anche la mia famiglia possedeva un computer in tutto e per tutto simile a quello, cosa c’era di tanto speciale? Il volto di Nicola s’illuminò di un ghigno che aveva del terrificante. Guardai una seconda volta e finalmente compresi: accanto alla macchina principale c’era un grosso scatolotto di plastica con due o tre led luminosi accesi. Da questo partiva tutta una serie di cavi e cavetti di colore e trasparenza differenti, alcuni collegati all’unità principale, altri alla presa di corrente e, strano a dirsi, uno inserito nella presa telefonica. Non riuscivo affatto a capacitarmi di cosa potesse essere quell’oggetto tanto arcano e venerato, né a cosa sarebbe mai potuto servire. Fortunatamente Nicola, a metà tra lo spavaldo e il trepidante, giunse in mio aiuto repentinamente: “Non riesco ancora a crederci, papà ha comprato il computer con “Windows 95” e lo ha collegato in rete. Ora abbiamo internet!

CHI VA PIANO VA SANO E VA LONTANO?

A ricordarlo, oggi mi vien quasi da ridere. Pensare che a quel tempo già riuscire a scaricare un’immagine in bassa risoluzione, cosa che poteva richiedere anche diversi minuti, era un’importante conquista. Con l’avanzare degli anni, ovviamente, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Come un piccolo ragno silenzioso, il web ha teso la sua tela agganciandosi ora ad un'altra casa, ora ad una nuova azienda. La realtà odierna è quella che conosciamo e che, anche per merito di una pressante campagna di marketing, è proprio sotto gli occhi di tutti. Internet ora è una ricca vetrina d’immagini e di fluide animazioni, c’è la posta elettronica che permette di inviare documenti in tempo reale, ma non solo, ci sono pure le chat, i forum, i blog, la radio, la tv digitale e chi più ne ha più ne metta! Insomma non c’è aspetto della nostra vita che non sia trattato dal grande villaggio globale, un’infinita fonte di risorse per il mondo del lavoro e, sì, anche dello svago. Tutto ciò soltanto grazie alle nuove tecnologie di connessione estremamente veloci, che noi italiani siamo soliti definire con l’altisonante appellativo di “Banda larga”. Sulla carta tutto bene, il nuovo sistema di cavi a fibre ottiche, perlomeno a detta degli esperti, dovrebbe permettere una connessione tanto veloce da poter scaricare l’intera trilogia di Matrix nel lasso di tempo necessario ad accendere la macchinetta e a prepararsi un buon espresso. In pratica, invece, le cose stanno in un modo un pochino diverso, lo testimoniano infatti le migliaia di lettere di protesta che da qualche mese a questa parte hanno letteralmente sommerso gli uffici del ministero delle telecomunicazioni. L’Italia in confronto ad altri paesi dell’unione europea, parlando d’internet viene definita un paese del terzo mondo. Ancora più precisamente si parla di “Digital Divide” (divario tecnologico), ovvero dell’estremo grado di arretratezza delle nuove tecnologie applicate al web. Molte linee telefoniche, soprattutto quelle dei centri storici e dei paesini di montagna, si basano ancora sul vecchio sistema, consentendo così una navigazione o molto lenta, o, nel peggiore dei casi, impossibile. Andrebbero costruiti impianti moderni, compiuti nuovi scavi, rinnovate le vecchie centraline anteguerra ed in generale, andrebbe esteso il servizio ad un po’ tutto lo stivale, ma ciò significherebbe soldi, troppi soldi, e, si sa, che quando il ritorno economico non c’è imprenditori e capi d’azienda preferiscono investire altrove.

CHI L’AVREBBE MAI DETTO?

A fare una proposta veramente risolutiva nei confronti di quello che per la maggior parte del popolo italiano cominciava a diventare un vero e proprio problema esistenziale ci pensò a suo tempo il ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni: se in Italia costruire nuove linee tra catene rocciose e brulle vallate irte di mortaiolo e granito è così difficoltoso allora internet passerà attraverso l’etere, nell’aria, sotto forma di vere e proprie onde radio. Il sistema in questione si chiama WiMAX, (Worldwide Interoperability for Microwave Access), ed è già stato sperimentato con successo in alcuni paesi, come l’Amazzonia e la Corea del sud. Basta disporre di sole quattro cose: una stazione emittente dalla quale lanciare il segnale di base, uno o più ripetitori massimo a cinquanta chilometri l’uno dall’altro, una specifica antennina “usb” per la ricezione ed un normalissimo computer per navigare in rete. Tutto veramente buono, peccato che prima di arrivare ad una qualche determinazione ufficiale si sia dovuto attendere per diversi anni, un po’ per colpa del sistema burocratico italiano un pizzico lassista, un po’ per colpa del ministero della difesa che ha impiegato più del dovuto nel liberare la frequenza dei 3,5 Ghz, l’unica utile per il WiMAX. Fatto sta che a questo punto, ritardi a parte, il più sembra fatto: il 15 di ottobre infatti è stata finalmente aperta l’asta di assegnazione delle frequenze sotto l’occhio vigile del ministro stesso. L’Italia è stata suddivisa in 7 macroaree, per un totale di 35 licenze, valide per la durata di ben 15 anni, delle quali 14 destinate a tutti i concorrenti in gara, (aspettiamoci dunque la vittoria schiacciante da parte dei soliti noti), ed oltre 21 riservate alle organizzazioni regionali ed alle new-entry del settore. Al di là delle critiche lanciate dalle associazioni dei consumatori, riguardanti lo scarso ricambio di società ed offerenti sul mercato per colpa di un bando a detta loro non troppo ben ponderato, pare proprio che le richieste di chi lamentava un’eccessiva scarsità del servizio siano finalmente state esaudite. Ora si tratta solo di aspettare e di vedere quanto tempo sarà necessario per costruire e mettere in auge le nuove linee.

NON E’ SEMPRE ORO TUTTO QUELLO CHE LUCCICA

Per quanto positiva e modernizzante sia tutta la faccenda però, sembra che la maggior parte della gente, tutta assorta dall’irripetibile offerta di navigare in rete sempre e comunque a “diecimila miliardi di mega al secondo”, abbia tralasciato un punto fondamentale che già da diverso tempo è causa di dibattiti e ricerche scientifiche: l’inquinamento elettromagnetico. Non guardatemi con quella faccia, non voglio essere né polemico, né guastafeste, soltanto un po’ realista. Il nostro pianeta è già pieno straripante di quelle gigantesche strutture metalliche chiamate antenne, dubito che sia conveniente aggiungerne di nuove. Non è ancora stato dimostrato nulla d’ufficiale a riguardo, ma gli studiosi più coraggiosi tentano comunque di affermare che un’eccessiva esposizione alle onde elettromagnetiche sia, se non dannosa, quantomeno poco salutare. Certo, non si tratta mica della frequenza d’onda devastante della luce solare (parecchi Thz, Terahertz), siamo a livelli nettamente inferiori, ma, considerando l’uso continuo e pedissequo di strumentazioni quali cellulari o Router wireless, e l’esposizione prolungata ad onde radio televisive e radiofoniche, alle quali ora vanno ad aggiungersi anche quelle del WiMAX, non c’è forse il rischio che, a lungo termine, ci si ritrovi di fronte a qualche danno un po’ più grave ed irreparabile di quei disturbi del sonno e di quelle modificazioni genetiche che colpiscono l’emoglobina dei vasi sanguigni periferici, uniche manifestazioni finora dimostrate? Come dicevo non c’è niente d’ufficiale, tuttavia vi dirò che il ritrovarmi sotto un ripetitore della Rai e il veder accendersi di luce propria un tubo fluorescente che tenevo stretto tra le mani, non fu proprio la più piacevole delle esperienze della mia vita. Speriamo soltanto che non debba scapparci il morto anche stavolta perché qualcuno guardi con più serietà alla faccenda. Quello che ci aspetta è insomma un futuro fatto, come al solito, di pro e di contro. Se da una parte abbiamo la manna dell’internet a banda larga su scala mondiale, dall’altra rischiamo d’incappare in un rischio, le cui conseguenze non conosciamo ancora sufficientemente. Nell’attesa di nuovi sviluppi tutto quello che possiamo fare è aspettare fiduciosi ed incrociare le dita!

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IO NON CI STO!

Arriva dopo ben due anni d’attesa il tanto acclamato bando sull’assegnazione delle frequenze WiMAX, ma ecco subito un nuovo marasma di proteste e critiche. Molte amministrazioni comunali, considerate la potenza e l’affidabilità della rete WiMAX, avevano già finito di realizzare, perlomeno sulla carta, tutta una serie d’inediti servizi telematici basati sulle nuove tecnologie: tra i più rilevanti un sistema di tele-assistenza che avrebbe collegato l’anziano in tempo reale alle autoambulanze del pronto soccorso. Il 15 d’ottobre però, tutte le loro aspettative sono andate in frantumi: infatti la distribuzione delle licenze prevede, da una parte una gara d’asta aperta a tutti e dunque puro appannaggio delle poche compagnie già affermate sul mercato, dall’altra una distribuzione di licenze regionali, troppo costose ed estese, quindi inutili per un’amministrazione pubblica alla quale sarebbe bastata una copertura comunale. L’unica soluzione sta nell’aspettare la costruzione degli impianti da parte dei grandi gestori e nel chiedere loro in affitto una porzione di rete per la propria città. Se qualcuno pensava che con il wi-max sarebbe cominciato una sorta di periodo d’oro dell’internet libero, rimarrà assai deluso.

lunedì 3 settembre 2007

Second Life: your world, your imagination - Articolo publicato su Zai-Net


COSTUME

SECOND LIFE: YOUR WORLD, YOUR IMAGINATION

ESISTE UN’ALTRA REALTA’, UN LIVELLO SUPERIORE DELL’ ESISTENZA CHE SI CELA DIETRO L’ESSENZA PRIMA DELLE COSE. ESISTE UN ALTRO MONDO, UN LUOGO METAFISICO DOVE LA VITA DELL’UOMO PUO’ SVOLGERSI LIBERA DALLE CATENE DELL’UNIVERSO E SVINCOLATA DAGLI STEREOTIPI DELLA NATURA. ESISTE SECOND LIFE!

Di Gioele Maria Pignati

www.gmparticoli.blogspot.com

Era più o meno all’inizio di questa passata “lunga estate caldissima”, per dirla alla Max Pezzali, che capitava di accendere la tv e di scorgere anche per caso il biondo profilo della permanente riccioluta di Irene Grandi, la gradevole cantante premiata per una canzone tutto sommato discreta dal titolo “Bruci la città”. Alzando il volume dell’apparecchio televisivo, nelle sue interviste come in quelle delle meno fortunate colleghe Paola e Chiara, succedeva anche di udire una curiosa e quanto meno fantomatica serie di strani termini che andavano da un oscuro concetto di “avatar” o di “concerto online ad un bizzarro inglesismo tipo “Second Life”. A quel punto sarebbe semplicemente bastato spegnere la scatoletta grigia dal tubo catodico fluorescente e sprofondare nel divano, ma, volgendo lo sguardo verso la pila di giornali stropicciati ammucchiati sul tavolino, non avreste potuto fare a meno di notare, stampato a caratteri cubitali, lo stesso medesimo termine ignoto precedentemente incontrato, “Second Life”. Avreste potuto gettare nel fuoco tutte le riviste per alzarvi e spaparanzarvi comodamente di fronte al computer per controllare la posta elettronica. Come spesso avviene, anche in quel caso sarebbe potuta sbucare dal nulla una nuova invitante pubblicità e così accadeva, dunque, nemmeno a dubitarlo, ricomparivano ancora una volta quelle due stramaledette parole: Second Life.

“BRUCI LA CITTA’ E CROLLI IL GRATTACIELO…” TANTO IO MI RIFACCIO UNA VITA DA ZERO!

Tutto cominciò con un piccolo e sgangherato team di programmatori americani, oggi noto come “Linden Lab”, che, avvertendo la profonda ignoranza di ritorno che ristagnava tra le più disparate classi sociali nel mondo, comprendendo la crescita esponenziale di crisi psicologico - esistenziali di molti individui (timidezza, incapacità di esprimere se stessi ed in generale impossibilità di affrontare con serenità anche le più piccole difficoltà della vita), ma soprattutto, considerando i tempi maturi per un’attività online in “grande stile”, nel 2003 presentò al popolo della rete la prima vera (finta) realtà virtuale, fruibile da chiunque e perfettamente funzionante. Fuggire dalla realtà, oggi come “allora”, resta dunque qualcosa di molto semplice e rapido, tant’è che il tutto si riduce, dapprima ad una breve e necessaria visita al sito del produttore alla ricerca di qualche convincente e, possibilmente persuasiva, spiegazione sull’argomento, poi, una volta comprese le “immense potenzialità” della faccenda, alla compilazione di un banale modulo d’iscrizione identico in tutto e per tutto a quello presentatovi dai forum e dai servizi di posta, con particolare attenzione rivolta, però, al codice della carta di credito dell’utente. Dopo di ciò avrete immediatamente a vostra disposizione un “avatar”, un personaggio 3D, il cui aspetto e la propria personalità dipenderanno essenzialmente da ciò che vorreste diventare, ma che non riuscite ad essere nella realtà. Con questo “alter-ego” potrete così passare i momenti migliori delle vostre giornate incollati allo schermo del PC, esplorando ed ammirando ogni aspetto del formidabile mondo tridimensionale di cui siete appena diventati “residenti”, viaggiando in auto, in aereo, su un disco volante, a bordo di un futuristico hoverboard a propulsione, guidando un mech, librandovi nell’aere alla Peter Pan o, perché no, teletrasportandovi! Dietro lo schermo vi aspettano tutte le località e le attrazioni fittizie che avete sempre desiderato visitare: andiamo da “Apfelland”, la germanica “CITTA’ DELLE MELE” con tanto di “DUBAY TOWERS” nel mezzo, per passare poi alla “piazza delle religioni” sormontata dalle riproduzioni dei più conosciuti edifici di culto del mondo per giungere infine agli straordinari monumenti architettonici, sedi delle principali industrie virtuali della terra come IBM, COCA COLA, TELECOM, ENEL, GABETTI e tante altre. Stando dunque alla presenza di queste aziende avrete sicuramente intuito come sia possibile fare una carriera anche nella vostra nuova bellissima seconda vita, partendo da un umile lavoro da cubista da discoteca per pochi dollari l’ora (già, perché in Second Life l’unica cosa reale sono i soldi delle vostre carte di credito prepagate), diventando poi stilisti, venditori di auto da corsa o improvvisati costruttori di abitazioni, il tutto creato con il programma di modellazione 3D “donatovi” dalla LINDEN LAB con il quale potrete costruire qualsiasi cosa desideriate per poi utilizzarla o rivenderla per migliaia di dollari nel vostro mondo virtuale preferito ad altre persone, come voi a caccia di “grandi affari”. E non osate dire che dalle vostre parti non accade mai nulla di interessante perché in Second Life c’è sempre qualcosa di nuovo, educativo e costruttivo a cui poter assistere: concerti e conferenze di personaggi famosi che non riescono più a far presa nella vita reale a causa dell’emigrazione sociale di massa nel WEB, meeting di missionari gesuiti che, cercando una disperata soluzione al progressivo svuotamento delle chiese nella “First Life”, si sono preposti di portare la religione cattolica nel “NUOVO MONDO VIRTUALE”, politici alla di Pietro che, tentando di promuovere la propria persona con “disinteressate” campagne promozionali, spesso e volentieri si ritrovano a fronteggiare persino nei loro quartier generali 3D scioperi e manifestazioni con tanto di cartelli e striscioni denigratori, finte università e campus dove improvvisati professori pretendono di insegnare l’inglese o dove, gli “studenti”, ormai incapaci di apprendere fatti ed avvenimenti mediante un semplice libro di storia, si ritrovano ad interrogare un pupazzo con le fattezze di Garibaldi o di Leonardo da Vinci per apprendere qualche informazione sulla sua vita, episodi di porno – pedofilia intercettati in seguito allo scambio da parte di un nutrito gruppo di avatar di certe immagini raffiguranti alcuni minori costretti in atteggiamenti non propriamente virtuosi ed ovviamente, attentati, per mezzo di autobomba e di ordigni nucleari, usati da presunte cellule terroristiche, le quali, tramite Second Life, avrebbero potuto simulare i prossimi attacchi e gestire scambi di denaro attraverso canali totalmente privi di controllo. Ecco dunque cos’è Second Life, è l’occasione più unica che rara di gettare per sempre la vostra vita alle ortiche, rinunciando ad amicizie vere, ripudiando la possibilità di condividere degli affetti e di creare una famiglia, rifiutando il perseguimento di ambizioni e di carriere lavorative reali. Sono ormai 9.000.000 gli utenti ad aver cominciato la loro nuova vita all’interno di questo vasto teatrino mediatico - commerciale, un paradiso terrestre dove nemmeno la morte può far paura. Mancate soltanto voi in questa fantastica terra delle meraviglie!

TUTTI “PAPERONI” CON SECOND LIFE!

Argomento molto discusso da giornali del calibro di “Business Week” è stato quello della possibilità offerta da S.L. di fare affari veri in realtà virtuale. Ecco i nomi dei presunti “virtua – nababbi”:

Anshe Chung: una cinese trapiantata in Germania, avrebbe rivenduto lotti di terreno virtuale acquistati per una becca a cifre astronomiche, (tra i 1200 e i 1600 dollari), riuscendo a guadagnare in tutto circa un milione di dollari. E’ stata questa enorme cifra a far scattare per prima la molla del fenomeno mediatico.

Philip Rosendale: uno dei creatori di Second Life, tra terreni, vendita di immobili, arredi, vestiti e mezzi di trasporto, (ovviamente tutto virtuale), avrebbe guadagnato insieme alla compagnia un qualcosa come diciannove milioni di dollari.

Reuben Steiger: ha creato una società virtuale di consulenza aziendale. Il suo “lavoro” risiede nel collaborare con le grandi aziende intenzionate ad aprire la propria sede all’interno di S.L. che però non sanno dove cominciare. Reuben si occupa di procurare loro un edificio o di aiutarli ad inserirsi nell’ambiente in modo meno traumatico. Anche nel suo caso si parlerebbe di milioni di dollari.

Kevin Alderman: l’immancabile pappone della situazione. Qualche anno fa avrebbe realizzato la riproduzione del quartiere a luci rosse di Amsterdam per poi rivenderlo su E-Bay a 50.000 dollari.

Ragazzi, sinceramente, credo che la “Real Life” abbia molto di meglio da offrire rispetto a quattro inafferrabili illusioni messe in croce…



IL VIRTUALE VA DI MODA

Non solo Second Life. Trascinati da quella che sembra esser diventata una vera e propria moda, sono spuntati come funghi decine e decine di nuovi simulatori di vita sociale online. Basta interrogare la rete per rendersi conto di questa nuova triste realtà. Almeno gli psichiatri son contenti: se da una parte si parla di falsificazione e di annullamento dei rapporti umani, in alcuni casi il virtuale può tornare utile: ad esempio nell’osservazione dei comportamenti del malato psichico, che strappato da un contesto reale può esprimere sinceramente desideri e volontà proprie altrimenti insondabili.

lunedì 13 agosto 2007

Trackmania United - Recensione pubblicata su Zai.Net

Nadeo

Trackmania United

Pc - Dvd rom – 28.00 €

Non hai mai, dico, mai sentito parlare di Trackmania? Mai?!?! Vergogna! Te lo dico io cosa ti stai perdendo! La Nadeo, una casa di sviluppo non troppo conosciuta, un giorno si è fermata e ha deciso di pensare ad un gioco veramente innovativo…RACING, troppo poco, PLATFORM, nemmeno…allora…tutti e due!! Prendi centinaia di macchine sportive, (fra cui moltissime scaricabili dalla rete), gommose, indistruttibili, in grado di arrivare fino alla bellezza di 999 Km\h (!?), poi sbattile prepotentemente in circuiti, (che se vuoi puoi creare anche tu con l’editor), dove le leggi della gravità, fra trampolini, giri della morte e tunnel sottosopra vanno a farsi benedire, aggiungi una grafica pastello sfavillante, psichedelica e coloratissima e infine considera pure le frenetiche gare online, testa a testa con gente “malata” da tutto il mondo che aspetta solo te… ed è fatta… Con Trackmania la tua vita non sarà più la stessa!

Un motivo per giocarlo

Se cercate un gioco originale, innovativo, fuori di testa e malato come voi!

Un motivo per non giocarlo

Preso per il verso sbagliato può annullare la vostra vita sociale

Gioele Maria Pignati

Splinter Cell Barracuda - Recensione pubblicata su Zai.Net

David Michaels

Splinter Cell: Barracuda

Rizzoli – 18.00 €

360 pagine

E così Sam Fisher, il miglior agente del dipartimento di spionaggio americano Third Echelon, nato dal genio di Tom Clancy, torna in azione per l’ennesima volta in una missione dalla quale potrebbero dipendere le sorti del mondo. Buona, ma non ottima la trama, che grazie ad una storia ad “alta tensione” ricca di colpi di scena, pur con qualche caduta di stile qua e là, riesce ad intrattenere il lettore dall’inizio alla fine, ponendo la nostra spia in bilico fra una pericolosa organizzazione di trafficanti d’armi, opulente triadi cinesi ed un progetto tecnologico della massima segretezza. Eccellente poi la caratterizzazione psicologica dei personaggi, che finalmente risultano credibili, tra passioni, fobie e gli inevitabili fantasmi del passato. Se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, l’unica critica sensata da poter muovere riguarda lo stile, che pur essendo adeguato ai vari contesti, risulta più di una volta troppo freddo e asettico. Nonostante ciò, pollice su!

Un motivo per leggerlo

Se amate Splinter Cell o Tom Clancy alla follia.

Un motivo per non leggerlo

Stile discutibile, ma che può anche piacere.

Gioele Maria Pignati

giovedì 9 agosto 2007

Nuvole di china - Articolo publicato su Zai-Net

POP-STORY

NUVOLE DI CHINA

“LA MANO ACCAREZZAVA LENTA LA COPERTINA LEVIGATA, TIMOROSA, IMPAURITA, COME SE LE SPETTASSE UN DESTINO TROPPO ONEROSO DA PERSEGUIRE… INFINE APRI’ IL VOLUMETTO ILLUSTRATO E ALL’IMPROVVISO FU RISUCCHIATO IN UN MONDO CAPOVOLTO, SPECCHIATO AL NEGATIVO, DAL QUALE, SEMMAI CE NE FOSSE STATA LA POSSIBILITA’, NE SAREBBE USCITO TOTALMENTE CAMBIATO…”

Di Gioele Maria Pignati

Nel profondo del cuore, al di là dei tempi, delle nazioni, delle morali e soprattutto della censura, tutti gli uomini sono stati dei piccoli rivoluzionari, ognuno con il proprio pensiero da promulgare, ciascuno con la propria libertà da difendere. Per quanto governi e regnanti negassero tale possibilità naturalmente insita nell’agire umano, c’erano alcuni piccoli coraggiosi che continuavano pedissequamente per la loro strada proseguendo con le loro critiche e seguitando a pensare con la propria testa. All’inizio erano frasi che fluivano da bocca in bocca, poi imposto il silenzio, i pensieri divennero scritti, infine, negato l’uso delle proposizioni fu l’immagine a valere più di mille parole. Fu così che alla fine dell’ottocento, in quel mondo taciturno, cominciarono a diffondersi centinaia e centinaia di testate satiriche dove, con pochi tratti d’inchiostro e disegni stilizzati, gli uomini potevano continuare a far sentire la loro voce, pur senza emettere alcun suono, una voce talmente potente, da finire anch’essa per essere zittita ben più di una volta. Nonostante gli interventi tempestivi, la “malattia” riuscì a dilagare comunque, colpendo una persona dopo l’altra con risultati estremamente differenti, ma tutti riconducibili ad un denominatore comune: l’immagine. E’ il 1893 e all’improvviso un malefico omino antropomorfo dal sorriso sghignazzante e dall’invidiabile pelata, vestito con una lunga camicia da notte gialla (da qui il nome Yellow Kid), s’impossessa delle pagine centrali del “New York World”, dapprima comunicando a gesti, poi parlando attraverso segnali stradali ed infine affidando le proprie parole a vere e proprie nuvolette di fumo in stile pellirossa. Insieme al bambino prodigio in pigiama approdarono sulle testate di tutto il mondo decine e decine di suoi coetanei, altrettanto buffi e grotteschi, innanzitutto in America dove insegnarono agl’immigrati, con l’aiuto delle figure, ad apprendere più facilmente l’idioma Yankee, poi in Italia e nel resto d’europa, dove simpatici compagni di avventure diffusero giorno dopo giorno tra i più piccoli la buona educazione e l’importanza del vivere civile. Si cominciò a parlare di un vero e proprio stato d’assedio, di un fenomeno di dimensioni e gravità spropositate, una causa di livello mondiale che, a seconda dei popoli, assunse i nomi più fantomatici, tra i quali, Fumetto, Comics, Historieta, Tebei, Dessines. Era scattato un meccanismo inarrestabile dal quale cominciarono a sorgere tutto d’un tratto case editrici, personaggi umoristici, carismatici e, più di una volta, controversi, icone pubblicitarie, come Braccio di ferro, l’uomo che aveva ricavato il doping dagli spinaci, bombe di sensualità, tra le quali ricordiamo la mitica donna dalla testa siliconata tutta Lingerie ed azione, Betty Bop, idoli delle multinazionali, con topolino e tutta la sua banda di animali umanoidi al seguito, simboli del patriottismo e del superomismo, gli eroi dotati di poteri soprannaturali nati dalle fervide menti degli sceneggiatori americani di metà novecento. Una vera e propria fornace di creatività, un portale collegato ad una molteplicità di mondi paralleli, un’inedita forma d’arte popolare.

I MAGNIFICI TRE

Di tutto l’entusiasmo esploso nel corso del XX secolo per il mondo dei Baloons (Nuvolette) e delle vignette inchiostrate a china, ad oggi, pare essere rimasto ben poco. La massificazione e la commercializzazione hanno costretto il fumetto a ricavarsi una nicchia, tra l’altro piuttosto stretta e scomoda, ora tra la televisione ed il cinema, linguaggi visivi più completi ed attraenti, ora tra la musica, immortale fonte di messaggi uditivi e di spunti poetici, ora tra quelle macchinette infernali che sono diventati i videogiochi e l’appiccicosa rete a banda larga, ultimi ritrovati per bruciare il tempo della nostra generazione. Dalla loro stretta alcova però, lungi dall’arrendersi, le strisce disegnate sembrano voler continuare a lanciare i loro “messaggi di fumo”, tutto ciò con una tenacia tale che da sola è bastata a far sopravvivere nel mondo ben tre enormi colossi del settore, ben presto adeguatisi alla dura legge del marketing e diventati veri propri business, tre “supereroi” dediti alla salvaguardia di un settore, che nonostante i tragici presupposti non vuole e non può morire. Ad ognuno di questi benefattori è stata affidata un’immensa zona del globo, da sorvegliare costantemente con capitali ed idee geniali. All’America è toccata la Marvel, una società nata negli anni trenta da un’anonima pubblicazione di otto pagine, i cui diritti vennero acquisiti dall’entusiasta signor Goodman, che, profondamente colpito dalle storie e dai personaggi appena acquisiti, decise di fondare una vera e propria casa editrice. Il caso volle che Goodman avesse un nipotino piuttosto sveglio, l’ormai ultrasettantenne Lee Nats (Stan Lee per gli amici), che, passata l’infanzia da galoppino al servizio dello zio, riuscì ad acquisire l’intera azienda di famiglia per poi farla diventare l’attuale impero plurimilionario, creando quello che viene definito “Universo Marvel”, un eterogeneo quadro di supereroi, fra i quali spiccano ancora oggi Spider- man, gli X-Men, I Fantastici Quattro, Hulk, Dare Devil e tanti altri, che ben più di una volta hanno ispirato persino produzioni cinematografiche e musicali. In Italia invece vige ormai da sessant’anni l’aura protettrice della Bonelli Editore, società nata dallo storico Gian Luigi Bonelli, colui che nel 1948 abbozzò per la prima volta le fattezze e la storia del leggendario Tex Willer, il più famoso Cow Boy dei fumetti. La casa editrice, nonostante gli enormi cambiamenti stilistici e narrativi apportati alle proprie serie nel corso degli anni, non è mai riuscita a negare completamente la propria natura seriosa e romanzesca, il che l’ha portata ad una produzione, ancora oggi, rivolta principalmente ad un pubblico adulto e scafato, ormai avvezzo a districarsi fra personaggi incredibili, ma allo stesso tempo estremamente prossimi alla nostra società, come Dylan Dog, il sensazionale caso dell’investigatore dell’incubo che ha permesso alla Bonelli di farsi conoscere in tutto il mondo, Nathan Never, un uomo che vive in un “domani” fondamentalmente non così diverso dal nostro presente e ancora Martyn Mystere, Demian, Jonathan Steele e più di quanti possiate mai immaginare. Arriviamo infine al Giappone, realtà isolata e privilegiata al tempo stesso dove il fumetto, non solo può essere considerato al pari degli altri media, bensì a volte superiore. Forse per merito della tradizione letteraria giapponese, molto più orientata al linguaggio visivo con i suoi ideogrammi, oppure grazie ad una mentalità più geniale e creativa, che ha riconosciuto nel fumetto l’unico ed insostituibile mezzo espressivo di sentimenti ed emozioni, fatto sta che nelle terre del Sol Levante si può parlare di una vera e propria industria, tanto dilagante ed estroversa, con i suoi personaggi connotati da grandi occhioni e dagli immancabili capelli a punta e con le sue storie strappalacrime dalla sceneggiatura impeccabile, da aver spopolato in tutto il globo dando origine a leggende del calibro di Dragon Ball, Inuyasha, Naruto, Full Metal Panic e Berserk, ininterrottamente venduti sotto forma di albi in bianco e nero (Manga) o di cartoni animati (Anime) trasmessi dalle maggiori emittenti televisive internazionali. Forse il fumetto è destinato a sparire nel giro di pochi decenni nelle profondità di qualche abisso non ancora ben identificato, o forse no… magari si tratta solo di una fase di stasi temporanea, di un periodo di transizione in attesa di una nuova epoca nella quale le nuvole di fumo continueranno pur sempre a sbuffare riflettendo nuovi messaggi e problemi generazionali…è inutile elaborare contorte supposizioni … staremo a vedere!

Illegalmente accettabile - articolo pubblicato sul Riformista

ILLEGALMENTE ACCETTABILE

Di Gioele Maria Pignati

Il nostro è un mondo perverso e contraddittorio! Gli antichi greci giustamente parlavano di leggi scritte e di leggi non scritte, riconoscendo essi stessi nel mondo la presenza di due punti di vista contrapposti e complementari al tempo stesso, uno riguardante le leggi d’onore, l’altro le leggi del sentimento. Allo stesso modo ritroviamo una controversia simile nella società odierna.
E’ la storia di Claudia, 17 anni, che tutte le mattine alle cinque si alza per andare a scaricare scatoloni al mercato, per portare a casa 30 euro se non è una giornata storta… è lavoro nero, è illegale, ma lo accettiamo. E’ la storia di Mirko, 19 anni, che sgombera i tavoli del Pub dalle 21.00 alle 3.00 del mattino, rischiando di essere licenziato per una varicella capitata tra capo e collo, è illegale, ma lo accettiamo. E’ anche la storia di Giovanni, un ragazzo intelligente che volendo avrebbe potuto essere una delle menti più brillanti della sua classe e che invece ha preferito gettare il suo domani in un cassonetto, perdendo di vista il mondo in cui viveva e cominciando a fumare erba, droghe leggere, non di certo lacci emostatici o siringhe… ci dicono che è legale… ma noi lo accettiamo?

giovedì 2 agosto 2007

E tu sei operativo? - Articolo pubblicato su Zai-Net

HI-TECH

E TU…SEI OPERATIVO?

“IL PINGUINO, LA FINESTRA E LA MELA”
VI REGALIAMO UNA BUSSOLA PER ORIENTARVI NELL’IMMENSO MERCATO DEI SISTEMI OPERATIVI PER IL VOSTRO COMPUTER!

Di Gioele Maria Pignati

Gli indimenticabili e bollenti anni settanta… quante novità ci regalarono… i mitici pattini a rotelle, i Muppets, la mai troppo osannata serie di Starsky e Hutch, le palline matte, Wonder Woman e quegli incredibili computer che entravano a mala pena in una stanza… un turbinio di circuiti e di valvole inanellati in alte torri di metallo dalle quali fuoriuscivano interminabili sequenze di dati, la cui decifrazione era affidata esclusivamente a qualche genio della allora nascente scienza informatica, di quelli classici, con l’inquietante camice bianco in stile mattatoio, gli occhialoni squadrati da secchione (possibilmente con le stanghette marroni simil-legno) e l’inspiegabile calvizia precoce! Il tempo passava inesorabile e, strano a dirsi, ma sempre più gente, specialmente all’interno delle università, cominciava ad avvicinarsi a quel magico e ingombrante strumento di calcolo, per cercare di comprenderne il funzionamento o per sperimentare attività che, fino ad allora, erano risultate assolutamente impensabili. Persisteva però, ancora un grave problema: l’unico modo per poter usufruire del computer stava letteralmente nell’impartire ordini alla macchina, attraverso complicatissimi linguaggi scritti, mediante tastiera. Fu allora che alcuni di quei geniacci cominciarono ad elaborare il modo di rendere alla portata di tutti ciò che fino a quel momento sarebbe stato possibile svolgere solo attraverso l’applicazione di lunghi algoritmi matematici, finendo per lanciare sul mercato intorno alla metà degli anni ottanta i primi sistemi operativi WIMP (“windows, icons, mouse, pointer” ovvero “finestre, icone, mouse, cursore”), gli stessi, certamente più rozzi, con meno potenzialità e assolutamente antiestetici, che oggi troviamo installati sui computer di tutto il mondo… tanto semplici da usare da aver aperto la strada ad un pubblico prima semplicemente impensabile,(ve la sareste mai immaginata una veneranda signora di settant’anni intenta ad elaborare un flusso di dati estrapolato da un calcolatore elettronico?), ora aiutandoci nella stesura di un testo, ora donandoci grandi momenti di svago con musica e film o ancora collegandoci in un istante al mondo intero attraverso web e posta elettronica.

FAI LA SCELTA GIUSTA!
Al giorno d’oggi il computer, insieme al lettore Mp3 ed al cellulare “tuttofare”, è diventato un vero e proprio oggetto del desiderio, in grado di catalizzare l’attenzione delle grandi masse e degli onnipresenti Mass-media. Pare però che molte persone ancora non siano riuscite ad orientarsi nel grande mondo dell’informatica, sempre più ricco, sempre più articolato e soprattutto sempre più inflazionato dalla presenza di nuove soluzioni ed offerte. Una fra le questioni più discusse resta specialmente quella della scelta del sistema operativo da installare nel proprio nuovo computer, di certo un punto molto scottante e delicato, anche tenendo conto delle spese estremamente elevate al momento dell’acquisto e del rischio di ritrovarsi l’ennesima bufala fra le mani, (così oltre al danno pure la beffa!). Dunque, proprio per evitare questo, compiremo, mano nella mano, una breve passeggiata tra ciò che il mercato potrà offrirci per tentare di uscirne al meglio! Per prima cosa è bene non lasciarsi prendere dal panico, poiché, pur rischiando di restare travolti dalle decine di nomi e marchi, (Windows, Macintosh, Linux, Bsd, Amiga, Unix, Aros ecc.), che ci circonderanno prepotentemente alla prima occasione, dopo poco ci si renderà conto dell’effettiva inutilità di molti tra questi, essendo o poco funzionali o, ancora peggio, troppo poco amichevoli per i comuni mortali, (in gergo tecnico user-friendly). Tagliandone fuori uno per antipatia od un altro per un qualche difetto, alla fine è stato il pubblico stesso a compiere una sorta di “selezione naturale” in puro stile “Darwiniano”, dando la possibilità di sopravvivere nel tempo solo a particolari “specie”, relegando le altre alla nicchia del free-ware, (ovvero i cosiddetti programmi gratuiti realizzati esclusivamente a scopo didattico o dimostrativo). Seguendo tale criterio ad oggi gli unici ad esser riusciti a dire la loro persino in un paese tanto “disinformatizzato” come l’Italia sono stati, l’ormai strafamoso odiato \ amato Windows, realizzato dal colosso americano della Microsoft, (il piccolo impero plurimiliardario con a capo il simpatico zio Bill Gates), sistema giunto, dopo la versione “XP”, all’ultimo aggiornamento denominato “Vista”, rappresentato sempre dal marchio della finestra quadricroma svolazzante in un limpido cielo azzurro, Mac-Os, (Macintosh), realizzato dalla Apple per funzionare esclusivamente sui potentissimi ed eleganti computer della stessa azienda, caratterizzato dall’indimenticabile simbolo della mela grigia ed ormai giunto alla sua ultima versione “X Leopard”, ed infine, ultimo, ma non meno importante Linux, il sistema operativo indipendente e soprattutto gratuito, riconoscibile dal fastidioso faccino del pinguino pasciuto, nato come forma di protesta contro il monopolio egemonico della Microsoft. A questo punto però vi chiederete cosa spinga la gente a sceglierne uno piuttosto che un altro… le risposte sono essenzialmente due: la più diffusa, purtroppo, sta nell’ignorare l’esistenza delle “alternative”, il che ha portato la maggior parte degli italiani, seguendo la mastodontica campagna di marketing, ad installare nei propri computer, a casa, in ufficio, nelle scuole e in diverse strutture pubbliche, Windows in tutte le sue forme e versioni, l’altra risposta invece riguarda tutte le altre persone che, basandosi sulle proprie esigenze, hanno trovato più conformi ed adatti Mac e Linux. Non che Windows sia un brutto sistema operativo, (anzi, è anche riuscito a migliorarsi notevolmente col passare del tempo e degli aggiornamenti), ma non è mai stato in grado di tenersi al passo coi tempi e, specialmente, con le possibilità della gente, pur avendo lasciato dietro di se una convinzione a volte del tutto contraria! Sinceramente, se proprio dovessi consigliarvi, io suggerirei Mac, un tempo assolutamente diverso dal prodotto “Made in Microsoft” ed ora, totalmente alla pari per ciò che concerne videoscrittura e lavoro in genere, addirittura superiore nel campo dello svago, con, ad esempio, la possibilità di convertire qualsiasi vostra canzone in mp3 per poi salvarla ed organizzarla in una lista di rapidissima consultazione, che, volendo, vi permetterà persino di trasferire il tutto sul vostro amato I-Pod ( il mitico lettore Mp3 della Apple), ed infine irraggiungibile per la comodità di consultazione di documenti e file, il che, a differenza di Windows, potrebbe avvenire anche e solo con l’utilizzo di un’unica cartella, il versatilissimo “Finder”. Discorso a parte per Linux, il prodotto dedicato esclusivamente ai veri anticonformisti, valido quanto e più dei primi due, ma forse un po’ troppo complesso da utilizzare, complice anche la scarsa compatibilità di accessori e periferiche tra cui stampanti e mouse, il che mi porta a sconsigliarlo ai non addetti ai lavori relegandolo ai soli onnipresenti “smanettoniÒ”. In fin dei conti quindi, a meno che non siate dei “videogiocatori” incalliti e pertanto necessitiate assolutamente delle caratteristiche presenti in Windows, da comune mortale, inviterei anche voi ad aderire alla politica basata sulla semplicità e sulla versatilità che, ormai da anni, contraddistingue il simbolo della mela morsicata… e se mai vi ritrovaste nuovamente a scegliere, ricordatevi solo che il vostro computer alla fine dovrà comunque essere duttile, pratico, ma soprattutto rilassante, perché, si sa, la vita da sola è già troppo frenetica!


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LA CLASSIFICA E OPINIONI DELLA GENTEEcco come l’opinione pubblica ha commentato i principali sistemi operativi, (le affermazioni riportate in questo box sono estrapolate dai forum presenti sulla rete):1)Macintosh: “il mac non è perfetto, d'accordo... ma rispetto a windows, rispecchia la perfezione assoluta!e poi non bisogna essere ricchi e snob per comprarsi un mac...”2)Linux: “Quando mi dicevano che linux è meglio la mia risposta è sempre stata: Sì, è meglio ma è inusabile.Datemene una versione usabile da chiunque e soppianterò Windows, finché Linux sarà per sistemisti non avrà mai alcuna possibilità di uscire dalla sua nicchia. E' però vero che la nuova versione sembra molto ben fatta anche per l'aspetto desktop.” (da3)Windows: “compralo e mettilo da parte in quanto ci saranno una marea di aggiornamenti e non vorrai incasinare il computer; sono circa 4 giga di programma quindi il computer diventa una lumaca se non hai il pentium duo; il mio collega lo ha sul computer e si lamenta x' la metà dei programmi non funziona” (da “Yahoo Answers”)

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E SE NE VOGLIO SAPERE DI PIU’…Se l’argomento trattato vi ha incuriosito / stuzzicato / infastidito / disturbato ecc. e volete farvi una cultura a riguardo, una buona idea sarebbe quella di girare tra forum, blog e siti amatoriali nei quali potrete chiedere spiegazioni e, se lo desiderate, informazioni più tecniche. Ci sarebbe anche un’altra possibilità, ovvero aprire Google e digitare la parolina magica “Wikipedia” per raggiungere la più grande e completa enciclopedia libera on-line mai realizzata e cercare una risposta alle vostre domande!

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