lunedì 12 novembre 2007

Muore Gabriele Sandri durante uno scontro tra tifosi-flash News


L'11 novembre ad arezzo in un autogrill scoppia una rissa tra tifosi laziali e juventini. Alcuni poliziotti fermi nell'area di servizio dalla parte opposta della starda se ne rendono conto. Uno di loro per placare la foga avrebbe sparato dei colpi d'ammonimento in aria. Uno dei proiettili però è andato a colpire accidentalmente, uccidendolo, Gabriele Sandri, il dj 26enne seduto sul sedile posteriore di una megane. Sono in corso indagini ed autopsia.

La nuova ducati!!!-flash news

Udite, udite... è stata presentata da pochissimo il restyling tutto nuovo del mito italiano made in Borgo Panicale! Ecco a voi la nuova Ducati Monster. Bella, bellissima, peccato solo per un paio di cose: quell'ammortizzatore obliquo (ma d'altronde è la moda degli ultimi tempi) ed il fanale fac-simile un po' troppo "mv brutale".

Intervista a Vincenzo Galasso-intervista pubblicata su Zai-net

ORIZZONTI DIFFICILI

L’ITALIA E’ “CONTRO I GIOVANI”

Intervista a Vincenzo Galasso

NOVANTA MINUTI DI RIVELAZIONI E PROPOSTE PER UN’ITALIA CHE NON CI VUOLE BENE.

Di Gioele Maria Pignati, 18 anni

Fabriano (AN)

www.gmparticoli.blogspot.com

“Contro i giovani”, un titolo molto forte quello scelto da Tito Boeri e Vincenzo Galasso per il loro nuovo libro. Ma d’altronde non potrebbe essere altrimenti, non di fronte ad una situazione come quella italiana nella quale noi “sbarbatelli”siamo solo e sempre dei cittadini di serie B. Non ci sono risorse sufficienti affinché si riesca ad ottenere una propria indipendenza, le scuole non son degne di questo nome, il lavoro affronta una profonda crisi di precariato giovanile e tutti sembrano snobbarci. C’è da chiedersi: “ma ci sarà veramente un futuro per noi?”. Abbiamo posto il quesito ad uno degli autori del saggio in questione.

Nel vostro libro affermate che ad avere grande influenza su noi giovani italiani sono le famiglie, “troppo spesso generose con i propri figli, ma non con i figli degli altri”. In che senso?

L’Italia ha una struttura familiare molto peculiare dove convivono elementi d’altruismo privato con forme di egoismo pubblico. I genitori sono generosi con i propri figli nel senso che cercano di facilitare in ogni modo possibile la vita di questi ultimi, magari comprando loro un’automobile, offrendo un anticipo per l’acquisto di un appartamento, e, non di rado, arrivando ad alzare il telefono pur di procurare un lavoro. Si riscontra invece un forte egoismo nei confronti dei figli degli altri considerando che poi quegli stessi genitori, trovandosi a dover scegliere se destinare finanziamenti in aiuto dei giovani o verso pensioni e sanità, imboccano sempre la seconda strada precludendo così molte risorse a quei ragazzi. Approssimativamente ad ogni euro speso per i giovani ne corrispondono tre spesi per gli anziani. Nella società del “Welfare State” la maggior parte delle risorse economiche è affidata ai genitori, pensando che poi saranno loro a prendersi cura dei figli e costringendo così le famiglie a svolgere l’errato compito di ammortizzatore sociale. Accade quindi che i figli tardino ad emanciparsi e che poi crescano, usando le parole di Padoa Schioppa, come “bamboccioni” incapaci di vivere senza il sostegno economico dei propri parenti. Rendere i giovani titolari dei diritti finora riservati agli adulti, specialmente di quelli economici, migliorerebbe di molto la loro indipendenza.

Questa eccessiva generosità nei confronti dei propri figli e conseguentemente questo egoismo verso l’interesse pubblico è qualcosa di sfociato all’improvviso o che rientra in un processo più graduale?

E’ un aspetto culturale che noi italiani ci portiamo dietro più o meno da sempre. C’è stato però anche un progressivo deterioramento della situazione per motivi di carattere chiaramente economico. Ad esempio, se anni fa, quando un giovane entrava a lavorare partiva da un salario iniziale magari leggermente più alto del salario medio nazionale, ciò tenendo conto che entrando da giovani nel mercato del lavoro si ha un livello di istruzione maggiore rispetto a chi nel mondo del lavoro ci sta già da molto tempo, oggi al contrario si è giunti alla retribuzione di un salario anche il 20% più basso della media. Ciò fa sì che un giovane lavoratore non possa far a meno di vivere con il sostegno economico della famiglia alle sue spalle.

Molti giovani, totalmente estranei alla politica ed al sociale, spesso lasciano che qualcun altro pensi al posto loro. Per una maggiore sensibilizzazione proporreste ad esempio di abbassare l’età votante. Ce ne potrebbe parlare meglio?

Ridurre per esempio a 16 anni l’età votante, come è già stato fatto in Austria d’altronde, potrebbe, anche se non in modo dirompente, cambiare un po’ le cose. Questo non avrà un impatto fortissimo per quanto riguarda le dimensioni dell’elettorato, ma sarà tuttavia un segnale molto forte poiché i politici si troverebbero di fronte ad un inedito milione di ragazzi circa con cui dover dialogare e parlare, con relativi cambiamenti nell’agenda politica e nei programmi che saranno rivolti un po’ più a favore dei giovani. D’altro canto, sapendo di poter votare prima, ci sarà di certo un po’ più di interesse da parte degli stessi giovani nei confronti della politica. In parole povere si tratterebbe di dar origine ad un circolo virtuoso, una maniera di avvicinare i giovani alla politica, ma allo stesso tempo anche di avvicinare la politica ai giovani.

Le scuole spesso e volentieri viaggiano nell’indecenza di strutture e professori. “Non che non si spenda, ma si spende male!”. Avete parlato di meritocrazia come possibile scappatoia, potrebbe illustrarci in breve la sua effettiva applicazione?

La parola meritocrazia è veramente abusata di questi tempi. L’idea alla base sarebbe di provare ad usare sistemi di valutazione uguali per tutte le scuole con cui constatare il livello dei nostri studenti, valutare l’efficienza delle strutture scolastiche ed il grado di competenza degli insegnanti. Conseguentemente ai vari riscontri si potrebbe pensare, nel caso di merito, di distribuire una serie di incentivi monetari oppure di dar luogo, in caso di non merito, a situazioni disincentivanti come il cambiamento di sede scolastica dei docenti. Dovrebbe poi essere concessa ai presidi po’ di flessibilità in più nella scelta del corpo insegnanti, permettendo, un po’ come avviene nel mondo del calcio, una sorta di campagna acquisti. Poi, se la squadra va bene è merito del dirigente scolastico e se invece va male pagherà anche lui proprio come paga l’allenatore.

Cambierebbe gli attuali programmi di studio delle nostre scuole? Se dipendesse da lei, riporterebbe tutto al vecchio stile di una volta o modernizzerebbe con nuovi strumenti e sperimentazioni?

Premetto di non essere esperto in materia. Mi pare che l’Italia abbia grandi carenze specialmente dal punto di vista scientifico. Lo vediamo da quei test di valutazione già esistenti, ma anche dalle scelte universitarie compiute dai nostri ragazzi, che spaventati dalla scelta scientifica, preferiscono facoltà di stampo più letterario. Per carità, niente di sbagliato, ma ci si chiede se poi quella moltitudine di gente iscritta a lettere e filosofia, riuscirà mai a trovare un lavoro compatibile con quanto studiato, specialmente quando sette italiani su dieci affermano d’essersi ritrovati a fare cose molto diverse dalle loro aspettive. C’è poi un altro aspetto nel quale i giovani italiani risultano essere molto indietro: la conoscenza delle lingue. Ne parliamo poche e male e questo ci mette in seria difficoltà rispetto agli altri paesi. Se avessi una bacchetta magica, ritengo proprio che cambierei questi due aspetti.

Per aiutare i giovani a districarsi dal precariato voi proporreste d’istituire nuovi contratti a tempo indeterminato con indennità graduali durante i primi tre anni e di fissare un salario minimo degno di questo nome. Ma gli imprenditori come la prenderanno? Come li convinciamo che è questa la strada giusta da seguire?

Gli imprenditori necessitano di far fronte ad un mondo che è diventato sempre più flessibile, nel quale molto spesso si ritrovano ad inseguire la domanda dei loro prodotti sul mercato, dovendo così variare l’occupazione in base alle esigenze. Non credo però, che quella del precariato sia una situazione conveniente. E’ risaputo che in presenza di rapporti di lavoro molto precari s’investe poco in capitale umano e dunque si fa poca formazione. Ciò avviene soprattutto nei confronti di lavoratori a tempo determinato, perché è ovvio che non si voglia investire per insegnare il mestiere a persone che poi andranno via magari dopo soli sei mesi. Di pari passo gli stessi lavoratori non avranno un grande interesse ad imparare abilità specifiche che poi non potranno portare in un’altra impresa. La situazione quindi non fa bene né ai lavoratori né ai datori di lavoro, i quali non avranno mai una forza lavoro particolarmente qualificata o preparata. Ciò che fa il contratto unico è di proporre fasi successive con una crescente protezione contro il licenziamento, proprio per dare al lavoratore ed al datore di lavoro la possibilità di conoscersi meglio. Dopo un periodo di prova di qualche mese si passa ad uno di formazione di circa tre anni dove s’investe in capitale umano, dopodichè si è lavoratori a tutti gli effetti. Va considerato in fondo che, quando c’è già stato un investimento nella formazione di un lavoratore non ci sarebbe alcuna convenienza nel mandarlo via poiché questo significherebbe spendere ulteriormente con la formazione di un nuovo dipendente.

Il debito pensionistico italiano raggiunge livelli eclatanti. Come si potrebbe intervenire sulla questione? Proporrebbe, ad esempio, di eliminare tutte quelle “baby pensioni” che, a volte, non sembrano nemmeno essere troppo regolari?

A metà degli anni novanta in Italia è stata fatta una riforma cruciale, la “Dini”, che ha comportato il passaggio ad un sistema retributivo, rendendo chiaro quanto ci si potesse aspettare dalla propria pensione. La riforma però, fu realizzata con un periodo di transizione molto lungo. Per capirci, chi aveva più di quindici anni di contributi nel ’92, era completamente immune dai cambiamenti apportati. Si è lasciato che passassero tra le maglie di questa riforma molte generazioni di lavoratori che poi sarebbero diventati pensionati. Bisognerebbe dunque applicare la “Dini”, com’è stata fatta, “pro quota” a tutte le generazioni, evitando così che troppi scappino via prendendo pensioni molto più generose di quelle che ci spetterebbero tra una ventina d’anni. Andrebbe poi aumentata l’età di pensionamento, ma questo è evidente: basta pensare che viviamo molto più a lungo che in passato. Il dato sconvolgente però è che per quanto sia aumentata la longevità della vita andiamo in pensione sempre prima. Ciò non è affatto sostenibile!

Una frase d’incoraggiamento per quest’Italia di giovani un po’ troppo “bamboccioni” e bistrattati!

Mi rimase molto impresso ciò che disse una volta Don Antonio Mazzi, il fondatore di Exodus: “è vero che questo è un momento molto difficile per voi giovani, è vero che questo è il momento in cui la politica non vi ascolta però, è anche vero che bisogna incominciare a prendersi le proprie responsabilità”. Sono d’accordo con lui, bisogna cercare d’acquisire una coscienza un po’ nuova. In questo momento i giovani hanno un problema diverso dal passato, né di destra né di sinistra, è un problema generazionale che hanno più o meno tutti i giovani, indipendentemente dal loro credo politico. Anziché creare la propria carriera da un punto individualistico cercando di farsi coptare dall’alto, che provino ad aver un po’ più di spirito d’iniziativa cercando d’individuare maggiormente i loro problemi. Insomma, cominciare ad alzare la testa ed informarsi un po’ di più, anche perché, in questo momento, proprio informarsi è importante, soprattutto per i giovani, perché se devono combattere delle battaglie, che scelgano quelle giuste!

Arriva l'anti Digital-Divide italiano!-articolo pubblicato su Zai-net

NUOVE TECNOLOGIE

ARRIVA L’ANTI “DIGITAL–DIVIDE” ITALIANO!

WiMAX: COS’E’, CHI L’HA VOLUTO, A COSA SERVE E PERCHE’ CAMBIERA’ LE NOSTRE ABITUDINI.

Di Gioele Maria Pignati, 18 anni

Fabriano (AN)

www.gmparticoli.blogspot.com

Sembrava la fine del mondo: nel cielo rabbuiato spiccavano le masse informi di nuvoloni neri come la pece e la pioggia, furiosa, picchiettava contro il cappuccio dell’impermeabile fradicio. Finalmente il portone d’ingresso s’aprì e sbucò da dietro di esso il profilo paffutello di Nicola, un mio caro amico delle elementari, che, tutto fremente e gesticolante, mi invitava ad affrettarmi all’interno dell’abitazione. Incuriosito da quel suo strano atteggiamento cercai invano di chiedere spiegazioni a riguardo, ma niente, doveva trattarsi di una sorpresa. Mi trascinò dentro con veemenza e, senza lasciarmi neppure il tempo d’appendere la giacca ancora gocciolante, con un colpo alla porta, disgraziatamente per lei a vetri, che nemmeno al “saloon”, ci ritrovammo in sala. Il dito indice di Nicola era puntato in direzione di un mobiletto scuro addossato al muro antistante. Sopra di esso c’era un computer completo, con schermo in stile scatolone e “tower” ad altezza grattacielo. Espressi la mia disapprovazione: anche la mia famiglia possedeva un computer in tutto e per tutto simile a quello, cosa c’era di tanto speciale? Il volto di Nicola s’illuminò di un ghigno che aveva del terrificante. Guardai una seconda volta e finalmente compresi: accanto alla macchina principale c’era un grosso scatolotto di plastica con due o tre led luminosi accesi. Da questo partiva tutta una serie di cavi e cavetti di colore e trasparenza differenti, alcuni collegati all’unità principale, altri alla presa di corrente e, strano a dirsi, uno inserito nella presa telefonica. Non riuscivo affatto a capacitarmi di cosa potesse essere quell’oggetto tanto arcano e venerato, né a cosa sarebbe mai potuto servire. Fortunatamente Nicola, a metà tra lo spavaldo e il trepidante, giunse in mio aiuto repentinamente: “Non riesco ancora a crederci, papà ha comprato il computer con “Windows 95” e lo ha collegato in rete. Ora abbiamo internet!

CHI VA PIANO VA SANO E VA LONTANO?

A ricordarlo, oggi mi vien quasi da ridere. Pensare che a quel tempo già riuscire a scaricare un’immagine in bassa risoluzione, cosa che poteva richiedere anche diversi minuti, era un’importante conquista. Con l’avanzare degli anni, ovviamente, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Come un piccolo ragno silenzioso, il web ha teso la sua tela agganciandosi ora ad un'altra casa, ora ad una nuova azienda. La realtà odierna è quella che conosciamo e che, anche per merito di una pressante campagna di marketing, è proprio sotto gli occhi di tutti. Internet ora è una ricca vetrina d’immagini e di fluide animazioni, c’è la posta elettronica che permette di inviare documenti in tempo reale, ma non solo, ci sono pure le chat, i forum, i blog, la radio, la tv digitale e chi più ne ha più ne metta! Insomma non c’è aspetto della nostra vita che non sia trattato dal grande villaggio globale, un’infinita fonte di risorse per il mondo del lavoro e, sì, anche dello svago. Tutto ciò soltanto grazie alle nuove tecnologie di connessione estremamente veloci, che noi italiani siamo soliti definire con l’altisonante appellativo di “Banda larga”. Sulla carta tutto bene, il nuovo sistema di cavi a fibre ottiche, perlomeno a detta degli esperti, dovrebbe permettere una connessione tanto veloce da poter scaricare l’intera trilogia di Matrix nel lasso di tempo necessario ad accendere la macchinetta e a prepararsi un buon espresso. In pratica, invece, le cose stanno in un modo un pochino diverso, lo testimoniano infatti le migliaia di lettere di protesta che da qualche mese a questa parte hanno letteralmente sommerso gli uffici del ministero delle telecomunicazioni. L’Italia in confronto ad altri paesi dell’unione europea, parlando d’internet viene definita un paese del terzo mondo. Ancora più precisamente si parla di “Digital Divide” (divario tecnologico), ovvero dell’estremo grado di arretratezza delle nuove tecnologie applicate al web. Molte linee telefoniche, soprattutto quelle dei centri storici e dei paesini di montagna, si basano ancora sul vecchio sistema, consentendo così una navigazione o molto lenta, o, nel peggiore dei casi, impossibile. Andrebbero costruiti impianti moderni, compiuti nuovi scavi, rinnovate le vecchie centraline anteguerra ed in generale, andrebbe esteso il servizio ad un po’ tutto lo stivale, ma ciò significherebbe soldi, troppi soldi, e, si sa, che quando il ritorno economico non c’è imprenditori e capi d’azienda preferiscono investire altrove.

CHI L’AVREBBE MAI DETTO?

A fare una proposta veramente risolutiva nei confronti di quello che per la maggior parte del popolo italiano cominciava a diventare un vero e proprio problema esistenziale ci pensò a suo tempo il ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni: se in Italia costruire nuove linee tra catene rocciose e brulle vallate irte di mortaiolo e granito è così difficoltoso allora internet passerà attraverso l’etere, nell’aria, sotto forma di vere e proprie onde radio. Il sistema in questione si chiama WiMAX, (Worldwide Interoperability for Microwave Access), ed è già stato sperimentato con successo in alcuni paesi, come l’Amazzonia e la Corea del sud. Basta disporre di sole quattro cose: una stazione emittente dalla quale lanciare il segnale di base, uno o più ripetitori massimo a cinquanta chilometri l’uno dall’altro, una specifica antennina “usb” per la ricezione ed un normalissimo computer per navigare in rete. Tutto veramente buono, peccato che prima di arrivare ad una qualche determinazione ufficiale si sia dovuto attendere per diversi anni, un po’ per colpa del sistema burocratico italiano un pizzico lassista, un po’ per colpa del ministero della difesa che ha impiegato più del dovuto nel liberare la frequenza dei 3,5 Ghz, l’unica utile per il WiMAX. Fatto sta che a questo punto, ritardi a parte, il più sembra fatto: il 15 di ottobre infatti è stata finalmente aperta l’asta di assegnazione delle frequenze sotto l’occhio vigile del ministro stesso. L’Italia è stata suddivisa in 7 macroaree, per un totale di 35 licenze, valide per la durata di ben 15 anni, delle quali 14 destinate a tutti i concorrenti in gara, (aspettiamoci dunque la vittoria schiacciante da parte dei soliti noti), ed oltre 21 riservate alle organizzazioni regionali ed alle new-entry del settore. Al di là delle critiche lanciate dalle associazioni dei consumatori, riguardanti lo scarso ricambio di società ed offerenti sul mercato per colpa di un bando a detta loro non troppo ben ponderato, pare proprio che le richieste di chi lamentava un’eccessiva scarsità del servizio siano finalmente state esaudite. Ora si tratta solo di aspettare e di vedere quanto tempo sarà necessario per costruire e mettere in auge le nuove linee.

NON E’ SEMPRE ORO TUTTO QUELLO CHE LUCCICA

Per quanto positiva e modernizzante sia tutta la faccenda però, sembra che la maggior parte della gente, tutta assorta dall’irripetibile offerta di navigare in rete sempre e comunque a “diecimila miliardi di mega al secondo”, abbia tralasciato un punto fondamentale che già da diverso tempo è causa di dibattiti e ricerche scientifiche: l’inquinamento elettromagnetico. Non guardatemi con quella faccia, non voglio essere né polemico, né guastafeste, soltanto un po’ realista. Il nostro pianeta è già pieno straripante di quelle gigantesche strutture metalliche chiamate antenne, dubito che sia conveniente aggiungerne di nuove. Non è ancora stato dimostrato nulla d’ufficiale a riguardo, ma gli studiosi più coraggiosi tentano comunque di affermare che un’eccessiva esposizione alle onde elettromagnetiche sia, se non dannosa, quantomeno poco salutare. Certo, non si tratta mica della frequenza d’onda devastante della luce solare (parecchi Thz, Terahertz), siamo a livelli nettamente inferiori, ma, considerando l’uso continuo e pedissequo di strumentazioni quali cellulari o Router wireless, e l’esposizione prolungata ad onde radio televisive e radiofoniche, alle quali ora vanno ad aggiungersi anche quelle del WiMAX, non c’è forse il rischio che, a lungo termine, ci si ritrovi di fronte a qualche danno un po’ più grave ed irreparabile di quei disturbi del sonno e di quelle modificazioni genetiche che colpiscono l’emoglobina dei vasi sanguigni periferici, uniche manifestazioni finora dimostrate? Come dicevo non c’è niente d’ufficiale, tuttavia vi dirò che il ritrovarmi sotto un ripetitore della Rai e il veder accendersi di luce propria un tubo fluorescente che tenevo stretto tra le mani, non fu proprio la più piacevole delle esperienze della mia vita. Speriamo soltanto che non debba scapparci il morto anche stavolta perché qualcuno guardi con più serietà alla faccenda. Quello che ci aspetta è insomma un futuro fatto, come al solito, di pro e di contro. Se da una parte abbiamo la manna dell’internet a banda larga su scala mondiale, dall’altra rischiamo d’incappare in un rischio, le cui conseguenze non conosciamo ancora sufficientemente. Nell’attesa di nuovi sviluppi tutto quello che possiamo fare è aspettare fiduciosi ed incrociare le dita!

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IO NON CI STO!

Arriva dopo ben due anni d’attesa il tanto acclamato bando sull’assegnazione delle frequenze WiMAX, ma ecco subito un nuovo marasma di proteste e critiche. Molte amministrazioni comunali, considerate la potenza e l’affidabilità della rete WiMAX, avevano già finito di realizzare, perlomeno sulla carta, tutta una serie d’inediti servizi telematici basati sulle nuove tecnologie: tra i più rilevanti un sistema di tele-assistenza che avrebbe collegato l’anziano in tempo reale alle autoambulanze del pronto soccorso. Il 15 d’ottobre però, tutte le loro aspettative sono andate in frantumi: infatti la distribuzione delle licenze prevede, da una parte una gara d’asta aperta a tutti e dunque puro appannaggio delle poche compagnie già affermate sul mercato, dall’altra una distribuzione di licenze regionali, troppo costose ed estese, quindi inutili per un’amministrazione pubblica alla quale sarebbe bastata una copertura comunale. L’unica soluzione sta nell’aspettare la costruzione degli impianti da parte dei grandi gestori e nel chiedere loro in affitto una porzione di rete per la propria città. Se qualcuno pensava che con il wi-max sarebbe cominciato una sorta di periodo d’oro dell’internet libero, rimarrà assai deluso.