lunedì 12 novembre 2007

Arriva l'anti Digital-Divide italiano!-articolo pubblicato su Zai-net

NUOVE TECNOLOGIE

ARRIVA L’ANTI “DIGITAL–DIVIDE” ITALIANO!

WiMAX: COS’E’, CHI L’HA VOLUTO, A COSA SERVE E PERCHE’ CAMBIERA’ LE NOSTRE ABITUDINI.

Di Gioele Maria Pignati, 18 anni

Fabriano (AN)

www.gmparticoli.blogspot.com

Sembrava la fine del mondo: nel cielo rabbuiato spiccavano le masse informi di nuvoloni neri come la pece e la pioggia, furiosa, picchiettava contro il cappuccio dell’impermeabile fradicio. Finalmente il portone d’ingresso s’aprì e sbucò da dietro di esso il profilo paffutello di Nicola, un mio caro amico delle elementari, che, tutto fremente e gesticolante, mi invitava ad affrettarmi all’interno dell’abitazione. Incuriosito da quel suo strano atteggiamento cercai invano di chiedere spiegazioni a riguardo, ma niente, doveva trattarsi di una sorpresa. Mi trascinò dentro con veemenza e, senza lasciarmi neppure il tempo d’appendere la giacca ancora gocciolante, con un colpo alla porta, disgraziatamente per lei a vetri, che nemmeno al “saloon”, ci ritrovammo in sala. Il dito indice di Nicola era puntato in direzione di un mobiletto scuro addossato al muro antistante. Sopra di esso c’era un computer completo, con schermo in stile scatolone e “tower” ad altezza grattacielo. Espressi la mia disapprovazione: anche la mia famiglia possedeva un computer in tutto e per tutto simile a quello, cosa c’era di tanto speciale? Il volto di Nicola s’illuminò di un ghigno che aveva del terrificante. Guardai una seconda volta e finalmente compresi: accanto alla macchina principale c’era un grosso scatolotto di plastica con due o tre led luminosi accesi. Da questo partiva tutta una serie di cavi e cavetti di colore e trasparenza differenti, alcuni collegati all’unità principale, altri alla presa di corrente e, strano a dirsi, uno inserito nella presa telefonica. Non riuscivo affatto a capacitarmi di cosa potesse essere quell’oggetto tanto arcano e venerato, né a cosa sarebbe mai potuto servire. Fortunatamente Nicola, a metà tra lo spavaldo e il trepidante, giunse in mio aiuto repentinamente: “Non riesco ancora a crederci, papà ha comprato il computer con “Windows 95” e lo ha collegato in rete. Ora abbiamo internet!

CHI VA PIANO VA SANO E VA LONTANO?

A ricordarlo, oggi mi vien quasi da ridere. Pensare che a quel tempo già riuscire a scaricare un’immagine in bassa risoluzione, cosa che poteva richiedere anche diversi minuti, era un’importante conquista. Con l’avanzare degli anni, ovviamente, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Come un piccolo ragno silenzioso, il web ha teso la sua tela agganciandosi ora ad un'altra casa, ora ad una nuova azienda. La realtà odierna è quella che conosciamo e che, anche per merito di una pressante campagna di marketing, è proprio sotto gli occhi di tutti. Internet ora è una ricca vetrina d’immagini e di fluide animazioni, c’è la posta elettronica che permette di inviare documenti in tempo reale, ma non solo, ci sono pure le chat, i forum, i blog, la radio, la tv digitale e chi più ne ha più ne metta! Insomma non c’è aspetto della nostra vita che non sia trattato dal grande villaggio globale, un’infinita fonte di risorse per il mondo del lavoro e, sì, anche dello svago. Tutto ciò soltanto grazie alle nuove tecnologie di connessione estremamente veloci, che noi italiani siamo soliti definire con l’altisonante appellativo di “Banda larga”. Sulla carta tutto bene, il nuovo sistema di cavi a fibre ottiche, perlomeno a detta degli esperti, dovrebbe permettere una connessione tanto veloce da poter scaricare l’intera trilogia di Matrix nel lasso di tempo necessario ad accendere la macchinetta e a prepararsi un buon espresso. In pratica, invece, le cose stanno in un modo un pochino diverso, lo testimoniano infatti le migliaia di lettere di protesta che da qualche mese a questa parte hanno letteralmente sommerso gli uffici del ministero delle telecomunicazioni. L’Italia in confronto ad altri paesi dell’unione europea, parlando d’internet viene definita un paese del terzo mondo. Ancora più precisamente si parla di “Digital Divide” (divario tecnologico), ovvero dell’estremo grado di arretratezza delle nuove tecnologie applicate al web. Molte linee telefoniche, soprattutto quelle dei centri storici e dei paesini di montagna, si basano ancora sul vecchio sistema, consentendo così una navigazione o molto lenta, o, nel peggiore dei casi, impossibile. Andrebbero costruiti impianti moderni, compiuti nuovi scavi, rinnovate le vecchie centraline anteguerra ed in generale, andrebbe esteso il servizio ad un po’ tutto lo stivale, ma ciò significherebbe soldi, troppi soldi, e, si sa, che quando il ritorno economico non c’è imprenditori e capi d’azienda preferiscono investire altrove.

CHI L’AVREBBE MAI DETTO?

A fare una proposta veramente risolutiva nei confronti di quello che per la maggior parte del popolo italiano cominciava a diventare un vero e proprio problema esistenziale ci pensò a suo tempo il ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni: se in Italia costruire nuove linee tra catene rocciose e brulle vallate irte di mortaiolo e granito è così difficoltoso allora internet passerà attraverso l’etere, nell’aria, sotto forma di vere e proprie onde radio. Il sistema in questione si chiama WiMAX, (Worldwide Interoperability for Microwave Access), ed è già stato sperimentato con successo in alcuni paesi, come l’Amazzonia e la Corea del sud. Basta disporre di sole quattro cose: una stazione emittente dalla quale lanciare il segnale di base, uno o più ripetitori massimo a cinquanta chilometri l’uno dall’altro, una specifica antennina “usb” per la ricezione ed un normalissimo computer per navigare in rete. Tutto veramente buono, peccato che prima di arrivare ad una qualche determinazione ufficiale si sia dovuto attendere per diversi anni, un po’ per colpa del sistema burocratico italiano un pizzico lassista, un po’ per colpa del ministero della difesa che ha impiegato più del dovuto nel liberare la frequenza dei 3,5 Ghz, l’unica utile per il WiMAX. Fatto sta che a questo punto, ritardi a parte, il più sembra fatto: il 15 di ottobre infatti è stata finalmente aperta l’asta di assegnazione delle frequenze sotto l’occhio vigile del ministro stesso. L’Italia è stata suddivisa in 7 macroaree, per un totale di 35 licenze, valide per la durata di ben 15 anni, delle quali 14 destinate a tutti i concorrenti in gara, (aspettiamoci dunque la vittoria schiacciante da parte dei soliti noti), ed oltre 21 riservate alle organizzazioni regionali ed alle new-entry del settore. Al di là delle critiche lanciate dalle associazioni dei consumatori, riguardanti lo scarso ricambio di società ed offerenti sul mercato per colpa di un bando a detta loro non troppo ben ponderato, pare proprio che le richieste di chi lamentava un’eccessiva scarsità del servizio siano finalmente state esaudite. Ora si tratta solo di aspettare e di vedere quanto tempo sarà necessario per costruire e mettere in auge le nuove linee.

NON E’ SEMPRE ORO TUTTO QUELLO CHE LUCCICA

Per quanto positiva e modernizzante sia tutta la faccenda però, sembra che la maggior parte della gente, tutta assorta dall’irripetibile offerta di navigare in rete sempre e comunque a “diecimila miliardi di mega al secondo”, abbia tralasciato un punto fondamentale che già da diverso tempo è causa di dibattiti e ricerche scientifiche: l’inquinamento elettromagnetico. Non guardatemi con quella faccia, non voglio essere né polemico, né guastafeste, soltanto un po’ realista. Il nostro pianeta è già pieno straripante di quelle gigantesche strutture metalliche chiamate antenne, dubito che sia conveniente aggiungerne di nuove. Non è ancora stato dimostrato nulla d’ufficiale a riguardo, ma gli studiosi più coraggiosi tentano comunque di affermare che un’eccessiva esposizione alle onde elettromagnetiche sia, se non dannosa, quantomeno poco salutare. Certo, non si tratta mica della frequenza d’onda devastante della luce solare (parecchi Thz, Terahertz), siamo a livelli nettamente inferiori, ma, considerando l’uso continuo e pedissequo di strumentazioni quali cellulari o Router wireless, e l’esposizione prolungata ad onde radio televisive e radiofoniche, alle quali ora vanno ad aggiungersi anche quelle del WiMAX, non c’è forse il rischio che, a lungo termine, ci si ritrovi di fronte a qualche danno un po’ più grave ed irreparabile di quei disturbi del sonno e di quelle modificazioni genetiche che colpiscono l’emoglobina dei vasi sanguigni periferici, uniche manifestazioni finora dimostrate? Come dicevo non c’è niente d’ufficiale, tuttavia vi dirò che il ritrovarmi sotto un ripetitore della Rai e il veder accendersi di luce propria un tubo fluorescente che tenevo stretto tra le mani, non fu proprio la più piacevole delle esperienze della mia vita. Speriamo soltanto che non debba scapparci il morto anche stavolta perché qualcuno guardi con più serietà alla faccenda. Quello che ci aspetta è insomma un futuro fatto, come al solito, di pro e di contro. Se da una parte abbiamo la manna dell’internet a banda larga su scala mondiale, dall’altra rischiamo d’incappare in un rischio, le cui conseguenze non conosciamo ancora sufficientemente. Nell’attesa di nuovi sviluppi tutto quello che possiamo fare è aspettare fiduciosi ed incrociare le dita!

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IO NON CI STO!

Arriva dopo ben due anni d’attesa il tanto acclamato bando sull’assegnazione delle frequenze WiMAX, ma ecco subito un nuovo marasma di proteste e critiche. Molte amministrazioni comunali, considerate la potenza e l’affidabilità della rete WiMAX, avevano già finito di realizzare, perlomeno sulla carta, tutta una serie d’inediti servizi telematici basati sulle nuove tecnologie: tra i più rilevanti un sistema di tele-assistenza che avrebbe collegato l’anziano in tempo reale alle autoambulanze del pronto soccorso. Il 15 d’ottobre però, tutte le loro aspettative sono andate in frantumi: infatti la distribuzione delle licenze prevede, da una parte una gara d’asta aperta a tutti e dunque puro appannaggio delle poche compagnie già affermate sul mercato, dall’altra una distribuzione di licenze regionali, troppo costose ed estese, quindi inutili per un’amministrazione pubblica alla quale sarebbe bastata una copertura comunale. L’unica soluzione sta nell’aspettare la costruzione degli impianti da parte dei grandi gestori e nel chiedere loro in affitto una porzione di rete per la propria città. Se qualcuno pensava che con il wi-max sarebbe cominciato una sorta di periodo d’oro dell’internet libero, rimarrà assai deluso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Pensioni, ultimo atto

Ci risiamo.
Come sempre previsto da Fottilitalia si rparla di innalzare le pensioni “basse” cioè quelle di coloro che non hanno pagato i contributi. In massima parte MERIDIONALI e IMMIGRATI questi ricongiunti SOLO per fare loro ottenere una pensione assistenziale (e cure sanitarie gratuite).
Si compie un’altra, l’ennesima, profezia di Fottilitalia, ossia, che in nome della “solidarietà”, l’ammontare della pensione sarebbe stato INDIPENDENTE dai contributi effettivamente versati. Contrariamente a guasto sempre affermato dai sindacati aguzzini i quali, in Padania, sempre minacciarono i lavoratori di non fare ottenere loro la pensione se non avessero pagato i contributi fino all’ultima lira.
Un’altra pietra miliare del RAZZISMO di Roma capitale contro i padani per salvare l’unità “nazionale”.
Poichè la spesa previdenziale deve essere ridotta, state ben tranquilli che per finanziare l’innalzamento delle pensioni “basse” non taglieranno agli iperassenteisti dipendenti del comune di Roma, non alle faraoniche pensioni di inconcludenti commissari “ad acta” o di magistrati razzisti ma diminuiranno il misero assegno dei LAVORATORI DEL SETTORE PRIVATO IN REGOLA che stanno per il 90% a Nord di Firenze. Nel ’95 con la spregevole riforma Dini le pensioni di invalidità furono accollate all’Inps cosicché, da allora, i contributi previdenziali dei privati si foraggiano l’assistenzialismo.
E al danno si aggiungerà la beffa: dato il minore costo della vita nelle regioni meridionali una pensione si 500 euro nel Mezzogiorno ha forse più potere d’acquisto di una di 700 euro erogata a Nord. Se dovessero parificare gli assegni il “terrone” con 700 euro mensili risulterebbe ben più abbiente di un operaio della Thyssen andato in pensione dopo 40 anni di lavoro e rischio e centinaia di migliaia di euro versati alla ROMANA Inps.
Voi NON date soldi ad essa poiché il razzismo GENETICO di certi meridionali e il razzismo IDEOLOGICO dei comunisti statali fankazzisti PREVARRANNO SEMPRE.

Canna-Power Team

Messaggio n°242 del 29/03/2008

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